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Venezia: da Lampedusa al Lido per ricordare migranti

Cerimonia sulla spiaggia per Io sto con la sposa, in sala il 9/10

Una scena del film 'Io sto con la sposa'

Redazione Ansa

(dell'inviata Alessandra Magliaro) (ANSAmed) - VENEZIA - Un corteo sulla spiaggia per commemorare le vittime dei naufragi. I tre registi e gli interpreti del film Io sto con la sposa, evento fuori concorso nella sezione Orizzonti oggi alla Mostra del cinema di Venezia, non dimenticano perché si trovano al Lido. Oggi sulla spiaggia dell'Excelsior accade un piccolo significativo rito: simbolicamente ognuno scriverà un pensiero in memoria di quanti sono morti in mare nel tentativo di fuggire la guerra. E i biglietti con i loro pensieri saranno raccolti in una bottiglia che sarà consegnata al mare, quello stesso che hanno impiegato anche alcuni di loro per arrivare a beffare la Fortezza Europa.

Alla vigilia del passaggio a Venezia 71 é arrivata intanto una buona notizia, il film che ha una storia bellissima, incredibile e commovente, uscirà in sala il 9 ottobre da Cineama e si spera che prosegua il suo viaggio anche nelle scuole.

Il film racconta la storia vera del finto corteo nuziale messo in piedi da tre registi coraggiosi e visionari, Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, per aiutare cinque palestinesi e siriani scappati dalla guerra e sbarcati a Lampedusa, a proseguire il loro viaggio senza documenti attraverso mezza Europa. Dall'Italia alla Svezia, attraverso un'Europa solidale e goliardica che beffa i controlli frontalieri con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013. Una storia per la quale i registi, in caso di denuncia, rischiano una condanna fino a 15 anni di carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sì perché Io sto con la sposa non è soltanto un documentario, ma anche un atto di disobbedienza civile. "Siamo stanchi di dividere gli esseri umani in legali e illegali. E siamo stanchi di contare i morti in mare. Non sono vittime della burrasca, ma di leggi europee alle quali è arrivato il momento di disobbedire per riaffermare il principio della libertà di circolazione", dichiara Gabriele Del Grande, che da alcuni anni ha fondato un osservatorio, Fortress Europe, in cui raccoglie storie, testimonianze, foto, con puntualita' e rigore, delle migliaia di migranti che arrivano vivi o morti sulle coste ai confini dell'Europa. "Quando vedi arrivare gente del tuo paese e sai che stanno scappando da una guerra... - aggiunge il poeta siriano rifugiato a Milano Khaled Soliman Al Nassiry - Senti che stai facendo una cosa giusta. Aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ti fa sentire dalla parte del giusto".

Il risultato è un film che non parla degli "altri", ma di un "noi", di una storia di amicizia mediterranea che finisce per raccontare la frontiera con un linguaggio completamente diverso.

"Abbiamo cercato uno sguardo nuovo - dice Antonio Augugliaro - scevro da ogni vittimismo e commiserazione. Nel film, raccontiamo prima di tutto una storia che ha il gusto dell'avventura, la dimensione del sogno e la forma di una maschera", con uno stile se si può dire per un'opera quasi volontaria e di pochissimi mezzi alla Kusturica. E forse è proprio per questo che Io sto con la sposa è diventato un film manifesto prima ancora di uscire. Sulla rete se ne parla da mesi, da quando il 19 maggio scorso è stata lanciata una campagna di crowdfunding da record. In soli 60 giorni sono stati raccolti 100mila euro donati da 2.617 produttori dal basso.

Senza dubbio il più grande crowdfunding nella storia del cinema italiano e uno dei più importanti a livello internazionale sul fronte del documentario. "È stato un processo straordinario e innovativo, un percorso produttivo del tutto nuovo - dice Marco Visalberghi, di DocLab, produttore associato di Io sto con la sposa, realizzato da Gina Films e già produttore di Sacro GRA, Leone d'oro a Venezia lo scorso anno -. Siamo usciti dalla gabbia sempre più stretta del finanziamento e della programmazione televisiva, creando un rapporto diretto con una comunità di finanziatori dal basso e finendo per imporre il film all'attenzione del mondo e dei broadcaster".(ANSAmed).

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