Rubriche

Fotografia: Venezia, il viaggio spirituale di Lizy Manola

Artista greca racconta in immagini Etiopia sconosciuta

Ethiopia, Spiritual Imprints. La spiritualità ortodossa nelle immagini della fotografa greca Lizy Manola, in mostra a Venezia.

Redazione Ansa

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - VENEZIA - Una terra lontana e sconosciuta, che raggiunge le cronache quasi sempre per i motivi sbagliati, come carestie e guerre. Una fede antica, capace di attraversare la vita e lo spirito di persone poverissime, dando loro una gioia ed una forza che il viaggiatore non si aspetta. E' l'Etiopia raccontata dalla fotografa greca Lizy Manola, che espone le sue potenti immagini nello straordinario contesto dell'Officina dell'arte spirituale dell'Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia.

Ethiopia: Spiritual Imprints è un progetto che la fotografa ("ma io mi sento più una viaggiatrice che una fotografa", spiega ad ANSAmed) ha perseguito da diversi anni; da quando, nel corso del suo primo viaggio nel Paese africano, quattro anni fa, rimase colpita non solo dalle bellezze naturali del Nord dell'Etiopia, con i suoi altipiani, ma anche e soprattutto dalla carica spirituale assoluta dei cristiani etiopi. "E' un modo di vivere la fede quasi monastico - osserva - una fede assoluta.

Sono cristiani che si collegano ai copti d'Egitto, storicamente, ma che hanno nei secoli delineato una loro via alla spiritualità. Io rimasi colpita dal fatto di aver incontrato le persone più povere che avessi mai visto, ma che erano anche le più ricche, grazie alla fede. Ho visto disabili, persone che non avevano nulla, e che mi hanno fatto riflettere su quanto siamo fortunati". Inizia così, prosegue, "un dialogo esistenziale, che si snoda in queste immagini, in cui voglio coinvolgere chi vede le mie foto. In certi momenti mi sembrava di vedere immagini prese direttamente dalla Bibbia". Quando "vedi la loro fede - racconta - ti senti davvero vicina a Dio. Ho passato ore in queste cappelle scavate nella roccia, a parlare con questi sacerdoti. Non parlavamo la stessa lingua, ma comunicavamo".

Lizy Manola ha quindi raccolto queste sensazioni forti, primigenie, nelle sue immagini, che a Venezia vengono presentate in grandi dimensioni, a colori caldi e netti, che nel bell'allestimento di Paolo de Benedictis avvolgono lo spettatore e lo portano all'interno di questa realtà lontana. Cerimonie, festività religiose, croci cariche di storia, mani e volti indimenticabili: Manola, anche da europea 'esterna' a quella cultura, racconta visivamente il cuore della vicenda umana e spirituale dei cristiani d'Etiopia. "Per spiegare la loro visione del mondo, basti pensare che per loro le candele sono più importanti del denaro. La seconda volta che sono tornata, ho portato loro candele. Erano felicissimi", racconta.

E Venezia? "E' una città che amo, una città importante per noi greci, che siamo qui da secoli, dall'inizio della diaspora.

Cosi' quando l'abate di San Giorgio mi ha prospettato la possibilità di fare questa mostra all'Officina, ho subito pensato che sarebbe stato per me un grande onore".

Ethiopia: spiritual imprints resterà aperta fino al 20 ottobre. A giugno del 2015 sarà ad Atene, al Museo Bizantino.  (ANSAmed).

Leggi l'articolo completo su ANSA.it