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In Libia 150 morti per le inondazioni dalla tempesta Daniel

Piogge torrenziali nell'est del Paese

Redazione Ansa

BENGASI - Le inondazioni provocate dalle piogge torrenziali che hanno sferzato negli ultimi giorni la Libia orientale hanno causato almeno 15 morti, segnala una fonte ufficiale. "Almeno 150 persone sono state uccise a causa delle inondazioni causate dalla tempesta Daniel a Derna, nella regione di Jabal Al-Akhdar e nella periferia di Al-Marj" nella Libia orientale, ha detto all'AFP Mohamed Massoud, portavoce del capo dell'esecutivo parallelo con sede a Bengasi. (est).

A causa degli effetti distruttivi causati dal ciclone Daniel,.Il primo ministro nominato della Libia, Osama Hammad, ha annunciato due giorni festivi (ieri e oggi) per tutti i settori dell'est del Paese, ad eccezione dei servizi di sicurezza, sanitaria ed emergenza.

Delle 150 vittime, almeno 13 persone sono morte ad Al-Bayda, la quarta città più grande della Libia, secondo quanto riporta il The Libya Update.

Abdul Rahim Maziq, direttore del principale centro medico della città, prevede che il bilancio delle vittime sarà superiore a 100 a Bengasi a causa del gran numero di denunce di persone scomparse a causa delle inondazioni.

Secondo il The Libya sono diverse le richieste di soccorso di varie città della Libia orientale, dove massicce inondazioni hanno sommerso le case e dove il vento continua a devastare le strutture. La tempesta, che negli scorsi giorni ha scaricato intense precipitazioni in mare ieri ha raggiunto la terra in Cirenaica, allagando un'area vastissima che va da Bengasi a El Bayda, con venti che hanno raggiunto velocità tra i 120 e i 180 chilometri orari, secondo il Centro meteorologico arabo regionale. Le precipitazioni sono state stimate, tra i 50 e i 250 mm di pioggia, con fulmini e tuoni.

Secondo il Centro nazionale di meteorologia libico oggi l'intensità del vento dovrebbe attenutarsi, ma invita comunque alla prudenza. La tempesta dovrebbe spostarsi verso est, intorno alle zone di Jaghbub, e raggiungere le regioni al confine con l'Egitto.

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