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Naufragio in acque maltesi, 'hanno provato a rubare il motore'

Barca partita da Sfax in Tunisia, cadavere è di una donna ivoriana

I superstiti del naufragio in acque maltesi sbarcati a Lampedusa

Redazione Ansa

ROMA - Verrà sottoposta ad ispezione cadaverica la salma della 35enne, originaria della Costa d'Avorio, che ha perso la vita nel naufragio avvenuto domenica sera nelle acque Sar maltesi. Il cadavere della donna, già durante la notte, è stato trasferito da molo Favarolo alla camera mortuaria del cimitero di Lampedusa dove c'era già, dallo scorso 28 aprile, un'altra salma di migrante per la quale si attende il nulla osta per il trasferimento. L'ispezione cadaverica dovrà confermare se, come è stato riferito dai 37 compagni di viaggio, fra i quali vi sono il marito e la sorella della vittima, la donna sia morta per annegamento.

I poliziotti della Squadra mobile, con i mediatori culturali, stanno, intanto, sentendo tutti coloro che erano sul barchino affondato e che sono giunti all'hotspot. In 16 sono stati portati al Poliambulatorio: 10 per ustioni e gli altri per ipotermia.

I naufraghi, complessivamente 37 originari di Gambia, Costa d'Avorio, Guinea, Isole Comore e Camerun, hanno raccontato di essere partiti in 43, forse 45, fra cui 3 bambini, da Sfax in Tunisia, sabato alle ore 22 circa. Il naufragio è avvenuto domenica sera. Alcuni dei naufraghi hanno parlato di un peschereccio tunisino che li stava trainando e che li ha abbandonati, tagliando la corda, non appena la barca ha iniziato a imbarcare acqua. Altri, la maggior parte, hanno invece riferito che l'imbarcazione si è ribaltata dopo essere stata avvicinata da un peschereccio tunisino che ha tentato di rubare il motore del natante. Il gruppo, fra cui 15 donne e 2 minori non accompagnati, è rimasto in acqua fino a quando ieri pomeriggio non è stato soccorso dalle motovedette della Guardia costiera. Cinque i dispersi, fra cui un bambino.

I racconti sul tentativo di furto del motore vengono tenuti in debita considerazione dai poliziotti della Squadra mobile. Nelle ultime settimane sono sempre di più i barchini - carichi di ivoriani, senegalesi, sudanesi e burkinabé - che vengono trovati alla deriva, privi di motore. I migranti, ascoltati anche su questo dettaglio dai poliziotti, hanno sempre riferito d'aver perso il motore durante la traversata. Un incidente che può davvero verificarsi, ma raramente. Invece quasi la metà dei natanti che, giornalmente, vengono soccorsi da Capitaneria di porto e Guardia di finanza risultano essere privi di motore.

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