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Esplosione porto di Beirut, sit-in dei familiari delle vittime

Roghi davanti Palazzo Giustizia contro insabbiamento inchiesta

Redazione Ansa

BEIRUT - Decine di persone hanno manifestato oggi a Beirut contro l'insabbiamento dell'inchiesta in Libano per la devastante esplosione del porto di Beirut nell'agosto del 2020 e nella quale sono morte circa 250 persone.

I manifestanti, per lo più familiari delle vittime, hanno organizzato un sit-in di fronte alla sede del Palazzo di giustizia a Beirut e hanno dato alle fiamme copertoni di auto per attirare l'attenzione delle autorità e dell'opinione pubblica. Sono intervenute le forze dell'ordine per disperdere il raduno e i vigili del fuoco per spegnere le fiamme.

Da più di un anno di fatto l'inchiesta giudiziaria in Libano, affidata al giudice Tareq Bitar, è ferma a causa dei ripetuti ostruzionismi politici e giudiziari messi in atto da rappresentanti dell'elite politica al potere in Libano, considerata da più parti corresponsabile dell'esplosione il 4 agosto del 2020 di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio.

Questo materiale era custodito da anni in uno degli hangar del porto di Beirut, situato nel centro della capitale libanese.

Come ha indicato il giudice Bitar i vertici istituzionali e di sicurezza libanesi erano al corrente della presenza, dal 2013, dell'ingente quantità di nitrato di ammonio nel porto di Beirut.

Oltre ai 250 uccisi, l'esplosione ha causato il ferimento di oltre 6mila persone, molte delle quali menomate o sfigurate a vita. Un terzo degli edifici pubblici e privati di Beirut è stato danneggiato dall'esplosione. Il porto cittadino, il principale scalo marittimo del paese, è stato parzialmente distrutto.

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