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A. Saudita: eseguita condanna a morte, 'confessione forzata'

Amnesty, giustiziato giordano torturato, 'Riad disprezza la vita'

Una veduta di Riad

Redazione Ansa

ROMA - L'Arabia Saudita ha eseguito la condanna a morte di un cittadino giordano che, secondo la famiglia, è stato torturato per fargli confessare il reato di contrabbando di droga. Lo riferisce la Bbc online.

Hussein Abu al-Khair, 57 anni, aveva otto figli e faceva l'autista per un ricco saudita. È stato arrestato nel 2014 mentre attraversava il confine dalla Giordania all'Arabia Saudita con l'accusa di contrabbando di anfetamine. In seguito è stato condannato a morte, dopo un processo criticato da Amnesty International come "gravemente ingiusto". La sorella, Zeinab Abul Al-Khair, ha raccontato che dal carcere le aveva detto di essere stato legato per i piedi e picchiato. L'ong Reprieve afferma che le autorità saudite non hanno avvertito la famiglia che stava per essere giustiziato, né hanno dato loro la possibilità di dirgli addio.

Il caso di Hussein Abu al-Khair ha destato preoccupazione a livello internazionale, con timori crescenti per la sua sorte e diversi appelli per la sua liberazione dopo che, lo scorso novembre, l'Arabia Saudita ha posto fine a una moratoria non ufficiale sull'uso della pena di morte per reati di droga. Nel giro di due settimane, sono stati giustiziati 17 uomini.

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