(ANSAmed) - NAPOLI, 27 GEN - Comprendere e mitigare i
comportamenti predatori dei delfini è diventato quindi
prioritario per molte organizzazioni, in un Mar Mediterraneo in
cui i delfini si avvicinano ai pescherecci cercando di predare
il pesce intrappolato nelle reti.
La depredazione negli ultimi decenni è diventata fonte di
sempre maggiore preoccupazione tra i pescatori visto che
rappresenta un rischio per la sussistenza dei pescatori, già in
difficoltà a causa dell'esaurimento degli stock ittici, poiché
la depredazione danneggia sia le reti che le catture, riducendo
il valore del pescato. I delfini, dal canto loro, rischiano di
rimanere feriti o di rimanere intrappolati nelle reti, con
conseguenze che potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza
della specie nel lungo termine.
Tra il 2018 e il 2022, si legge in una nota, l'Accordo sulla
conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e
dell'adiacente zona atlantica (ACCOBAMS) e la Commissione
generale per la pesca nel Mediterraneo della FAO (CGPM), in
collaborazione con il Centro di attività regionali per le aree
specialmente protette del Programma delle Nazioni Unite per
l'ambiente/piano d'azione del Mediterraneo (UNEP/PAM- CAR/ASP) e
la piattaforma Low Impact Fishers of Europe (LIFE), hanno
gestito un progetto in cinque paesi mediterranei. "Per noi è un
problema serio - afferma Célia Le Ravallec, di ACCOBAMS - perché
i danni causati dai delfini possono mettere a repentaglio le
azioni di conservazione in loro favore. L'obiettivo è trovare
soluzioni che consentano ai pescatori di limitare i danni
economici subiti, garantendo la conservazione dei delfini". Nel
progetto, pescatori e scienziati hanno testato varie soluzioni
di mitigazione. In Tunisia, Spagna e Malta hanno utilizzato
dissuasori acustici e visivi per tenere i delfini lontani dalle
reti di pesca. In Marocco, invece, hanno cercato di rinforzare
le reti stesse, in modo che resistano meglio alle azioni
predatorie. In Italia, un partner nazionale del progetto ha
testato su ampia scala un sistema d'allarme in grado di avvisare
i pescatori quando i delfini sono vicini, affinché abbiano il
tempo di recuperare le reti. Il progetto è stato finanziato
dalla Fondazione MAVA, che sostiene iniziative di conservazione
nel Mediterraneo ed in altre parti del mondo.
Si è cercato anche di valutare quando e dove avvengono le
interazioni con i delfini, così da documentare meglio il loro
comportamento e la loro reazione a particolari tipi di
attrezzature da pesca. "Per facilitare e migliorare - sostiene
Paolo Carpentieri, esperto della CGPM in materia di monitoraggio
delle risorse della pesca che ha ideato la metodologia - la
raccolta di dati in modo standardizzato abbiamo ideato un
protocollo che consente la comparabilità dei dati nella regione.
Prevede osservazioni a bordo, questionari ai punti di sbarco e
segnalazioni da parte dei pescatori". Il protocollo rappresenta
uno strumento per condividere conoscenze, informazioni e dati da
utilizzare nell'ambito di successive attività decisionali. Un
efficace sistema di monitoraggio della depredazione dei delfini
consentirà a scienziati, ambientalisti e autorità di avere una
panoramica più completa e di fissare le priorità di intervento.
Benché ora non esistano tecniche di mitigazione infallibili
della depredazione, alcune delle soluzioni proposte si
dimostrano veramente promettenti. (ANSAmed).
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Studiosi cercano mitigare depredazione delfini nel Mediterraneo
Assaltano pescherecci, cala reddito e rischia la specie