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In Egitto ottava e ultima udienza processo Patrizk Zaki

Presso tribunale Mansura. Il ricercatore rischia 5 anni

Redazione Ansa

(ANSAmed) - MANSURA, 29 NOV - Si tiene stamane a Mansura, in Egitto, l'ottava udienza del processo in cui Patrick Zaki rischia cinque anni di carcere per diffusione di notizie false.

Era stato lo stesso studente egiziano dell'Università di Bologna, sulla scorta di indicazioni dei suoi legali al termine della precedente udienza del 27 settembre, a prevedere che oggi venga data la possibilità di "presentare la nostra difesa".

In base alla procedura egiziana, quella odierna dovrebbe essere l'ultima udienza del processo, ha sostenuto una fonte informata egiziana a Mansura prevedendo dunque - in tempi che deve decidere il giudice monocratico, ma comunque non oggi - dapprima il pronunciamento della sentenza e poi il deposito delle motivazioni.

Il ricercatore e attivista per i diritti umani egiziano, a piede libero dall'8 dicembre dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere con accuse più gravi legate a dieci post su Facebook ma informalmente accantonate, è sotto processo presso una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d'emergenza) della sua città natale sul delta del Nilo. Patrick è imputato per un articolo del 2019 in cui prendeva le difese dei copti, la minoranza cristiana d'Egitto, sottolineando le sanguinarie persecuzioni dell'Isis degli anni precedenti e due casi di discriminazione sociale e giuridica. Pur libero, il 31enne ricercatore in studi di genere ha un divieto di espatrio e non può lasciare l'Egitto.

A Mansura, come in tutte le precedenti udienze per il prolungamento della custodia cautelare e del processo, dovrebbero portarsi diplomatici italiani e di altri Paesi nell'ambito di un monitoraggio europeo di processi rilevanti per il rispetto dei diritti umani Le presenze avvengono regolarmente su invito dell'ambasciata italiana al Cairo e spesso vi aderiscono anche rappresentanti di Ue, Usa e Canada. L'udienza è considerata da Amnesty International come occasione per verificare la "disponibilità" dell'Egitto ad aprire una "nuova fase" nelle relazioni con l'Italia. (ANSAmed).

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