(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSAmed) - ROMA, 20 GEN - E' morto Sergio Lepri, 102 anni,
storico direttore dell'ANSA (ha guidato l'agenzia per quasi 30
anni, dal 1962 al 1990), ha iniziato la sua avventura nel
giornalismo dirigendo a Firenze, fra il 1943 e il 1944, il
giornale clandestino del Partito liberale.
"Fare un giornale e distribuirlo a quei tempi significava
rischiare la vita", raccontava Lepri in occasione dei suoi 100
anni, ricordando gli anni della Resistenza come "un periodo
formativo per una parte della mia generazione". Poi l'esperienza
al Giornale del Mattino a Firenze, dopo la quale lui, laico, è
stato portavoce del democristiano Amintore Fanfani come
presidente del Consiglio, prima di approdare all'ANSA.
Nato a Firenze il 24 settembre 1919, dopo l'ingresso nella
Resistenza con l'adesione al Partito d'azione e poi al Partito
liberale nel '44 è già direttore nella sua città del giornale
clandestino del Partito liberale 'L'opinione'. Nel 1945 è
redattore del quotidiano La Nazione del popolo, organo del
Comitato toscano di liberazione nazionale, poi redattore capo
del fiorentino Giornale del mattino, il giornale vicino a
Fanfani, per il quale è stato poi inviato speciale negli Stati
Uniti e nell'Unione Sovietica e poi corrispondente da Parigi. Ma
soprattutto dal 1961 al 1990 è stato il direttore responsabile
dell'ANSA dove ogni redattore ha un ricordo particolare che lo
lega a lui, sempre disponibile ma insieme granitico nella sua
integrità. Ricordano tutti, a partire dal direttore Luigi Contu,
che la prima cosa che Lepri chiedeva era la difesa del
pluralismo e dell'obiettività: ''Non voglio capire per chi voti
da quello che scrivi'', diceva a tutti al momento
dell'assunzione. Dividere fatti da opinioni. ''Il privilegio di
un serio giornalismo è quello di non schierarsi. Io sono
arrivato al giornalismo alla fine della guerra. Giovani come me
decisero di fare il giornalista perché era uno strumento per
arricchire il patrimonio informativo di tutti. Strumento di
conoscenza, di democrazia e libertà, come servizio'', raccontava
Lepri. E la sua seconda inesauribile vena è stata proprio quella
dell'insegnamento, che ha praticato con l'energia e l'ottimismo
con cui ha sciato fino a pochi anni prima di diventare
centenario.
Dal 1988 al 2004 ha insegnato 'linguaggio dell'informazione'
alla Scuola superiore di giornalismo della Libera università di
studi sociali Guido Carli (la Luiss). Ha scritto numerosi libri,
molti dei quali ad impronta didattica hanno formato varie
generazioni di giornalisti. Autore di uno storico manuale, Lepri
ha sempre sostenuto che ''giornalisti si diventa'', a patto di
avere ''curiosità di conoscere e capacità di analisi critica''.
Nel 1999 la prima edizione di 'Professione giornalista' parti'
da questa domanda per stendere quello che diventò il manuale
base per diverse generazioni di giovani professionisti.
Naturalmente la risposta era che giornalisti si diventa,
studiando, lavorando, facendo esperienze e anche acquisendo
quelle conoscenze tecniche e deontologiche che Lepri con
straordinaria chiarezza esponeva nel suo libro. La prima
edizione parlava di computer, ma non poteva prendere in esame
tutte le implicazioni della multimedialità.
Lepri, dall'alto del suo secolo superato, si è sempre
fregiato anche del titolo di innovatore. Dalla sua intuizione è
nato ad esempio il primo archivio digitale delle notizie, il
primo in Europa. ''Erano gli anni Settanta e quel milione di
notizie si accumulavano come carta negli scaffali: ora tutto sta
su un telefonino. Nel giro di qualche decennio è cambiato tutto.
L'ANSA fu la prima agenzia ad avere un archivio elettronico'',
ricordava. ''E' cambiata l'informazione - diceva Lepri in
occasione dei suoi 100 anni - perché sono cambiati gli
strumenti. Le nuove tecnologie sono state un grande modo per
migliorare l'informazione''. E questo dice tutto di lui, un uomo
che aveva il futuro nel Dna. Grazie direttore! (ANSAmed).
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Addio a Sergio Lepri, il paladino dell'obiettività
30 anni all'ANSA, muore a 102 anni dopo aver formato generazioni