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Turchia: Altan, 'Meglio morire in prigione che in esilio'

Grande successo in patria per il romanzo scritto in carcere

Redazione Ansa

ISTANBUL - Lo scrittore di fama mondiale Ahmet Altan ha escluso l'idea di lasciare la Turchia a causa dei processi a suo carico affermando che piuttosto sceglierebbe di passare i suoi ultimi giorni in prigione.
"Credo che essere in esilio sia più difficile che essere prigioniero" ha affermato Altan in un'intervista alla Afp. In un Paese straniero "ti puoi sentire sicuro...ma non sentirti nel tuo stesso letto, nella tua stessa casa, preferirei essere in prigione", ha detto Altan, "dove potrei parlare la mia lingua" invece che essere all'estero "dove non sei quasi nessuno e non hai radici". Lo scrittore è stato rilasciato dal carcere, dopo quasi 5 anni, la scorsa primavera in seguito a una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). Si trovava in prigione per un presunto ruolo nel tentato golpe del 2016 ed è nel carcere di Silivri, alla periferia di Istanbul, che ha completato il suo ultimo romanzo 'Signora Vita', uscito la scorsa estate in Italia e da pochi mesi in Turchia dove è tra i libri più venduti.
L'esperienza di scrivere in carcere è stata molto importante per Altan, "è come dire: 'non avete potuto rubarmi questi cinque anni'" ha affermato il romanziere che in prigione ha scritto anche un libro che affronta direttamente la sua vicenda personale in forma di memoir ('Non rivedrò più il mondo') e ha ricevuto la solidarietà di 38 premi Nobel che con una lettera ne chiedevano il rilascio.

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