(ANSAmed) - ROMA, 15 OTT - Battuta d'arresto per il processo
a carico dei quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato,
brutalmente torturato e infine ucciso il ricercatore Giulio
Regeni nel 2016.
I giudici della III corte d'Assise, dopo cinque ore di camera
di consiglio, hanno annullato il rinvio a giudizio disposto dal
gup nel maggio scorso rinviando gli atti per cercare di rendere
effettiva la conoscenza del processo agli imputati. Il rischio
sarebbe la nullità del procedimento. Il nodo sulla presenza del
generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel
Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif si annunciava
complesso. A parere della Corte d'assise di Roma "il decreto che
disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati
comunque non presenti all'udienza preliminare mediante consegna
di copia dell'atto ai difensori di ufficio nominati, sul
presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla
conoscenza di atti del procedimento".
Si riparte quindi dall'udienza preliminare. Il giudice dovrà
utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con
l'Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la
conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Fonti
di procura esprimono amarezza e sorpresa mentre i familiari di
Giulio, presenti in aula, non si dicono rassegnati: è "solo una
battuta d'arresto, premiata la prepotenza egiziana". Nel corso
del suo intervento il pm Sergio Colaiocco aveva sottolineato che
i quattro 007 si "sono sottratti volontariamente dal processo
mettendo in atto, in qualità di agenti della National Securety,
una serie di depistaggi per "rallentare" l'indagine della
Procura di Roma in modo tale da insabbiare la verità su quanto
avvenuto tra il dicembre del 2015 e il febbraio del 2016. E
anche il tuo di piazzale Clodio nell'ambito dell'udienza
preliminare aveva giudicato sufficiente la pubblicità, mediatica
e non solo, data all'inchiesta e al procedimento penale tale da
renderlo "fatto notorio". In altri termini i quattro oggi non
potevano non sapere che davanti ad un tribunale italiano
iniziava il processo a loro carico. Colaiocco ha parlato di
"Un'azione complessiva dei quattro imputati, e alcuni loro
colleghi, compiuta dal 2016 e durata fino a poco fa, per
bloccare, rallentare le indagini ed evitare che il processo
avesse luogo in Italia. Da parte loro per 5 anni c'è stata una
volontaria sottrazione, vogliono fuggire dal processo. Sono
finti inconsapevoli", ha detto il rappresentante dell'accusa che
ha poi elencato 13 circostanze con cui gli 007 hanno ostacolato
il corso delle indagini. "Qui non abbiamo una prova regina una
intercettazione telefonica. Ma ci sono almeno 13 elementi - ha
affermato Colaiocco - che dal 2016 a oggi, se messi insieme,
fanno emergere che gli agenti si sono volontariamente sottratti
al processo. La domanda è: perché gli imputati non sono presenti
qui in questa aula, sono inconsapevoli o finti inconsapevoli?
L'imputato ha diritto ad avere tutte le notifiche del processo
ma anche il dovere di eleggere il proprio domicilio. L'Egitto su
questo punto non ha mai risposto. In generale su 64 rogatorie
inviate al Cairo, 39 non hanno avuto risposta". E poi
l'ammissione: "abbiamo fatto quanto umanamente possibile per
fare questo processo e sono convinto che oggi i quattro imputati
sappiano che qui si sta celebrando la prima udienza". In aula
presenti i genitori di Regeni, Paola e Claudio e la sorella
Irene che si sono costituiti parte civile. Dal canto suo anche
l'avvocato dello Stato ha depositato l'istanza da parte della
Presidenza del Consiglio. "Dopo cinque anni e mezzo di faticosa
battaglia vogliamo un processo. Ma che sia regolare, siamo qui
per proteggere la verità", hanno detto gli avvocati Alessandra
Bellerini e Francesco Romeo, legali della famiglia di Regeni. I
legali hanno fatto riferimento ai "depistaggi clamorosi" messi
in atto dalla National Security e dagli imputati. Dal finto
movente omosessuale, all'uccisione della banda di rapinatori
fino ad arrivare al film sulla vicenda di Regeni, andato in onda
sui media egiziani e comparso anche sui social network,
"evidentemente diffamatorio tanto che i genitori di Giulio hanno
presentato una denuncia-querela alla Procura di Roma".
Ballerini ha ricordato che a Giulio furono "fratturati denti
e ossa. Incise lettere sul corpo. La madre lo riconoscerà dalla
punta del naso". Tutto ciò è avvenuto "in un luogo di tortura
della National Security. Giulio muore non per le torture ma per
torsione del collo, perché qualcuno decide che doveva morire. In
questi anni abbiamo subito pressioni e i nostri consulenti in
Egitto sono stati arrestati e torturati". (ANSAmed).
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Regeni: annullato il rinvio a giudizio per gli 007 egiziani
Famiglia, è battuta d'arresto ma non ci arrendiamo