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Mediterraneo, da 1850 più che raddoppiato tasso innalzamento

Rispetto agli ultimi 4.000 anni secondo uno studio

Redazione Ansa

(ANSAmed) - PISA, 27 LUG - Dal 1850 a oggi più che raddoppiato il tasso di innalzamento del Mediterraneo rispetto agli ultimi 4.000 anni. E' quanto emerge da uno studio, pubblicato su Nature Communications e condotto da un team internazionale coordinato da Matteo Vacchi, ricercatore dell'Università di Pisa, cervello di ritorno nel 2019. In particolare, nell'ultimo secolo e mezzo il Mediterraneo si è innalzato di circa 1,25 millimetri l'anno.

Oltre all'Ateneo pisano lo studio vede tra i partener Rutgers University, (Usa), Cnrs-l'Université de Franche-Comté e Cnrs-Université Toulouse Jean Jaurès (Francia), Università d Brema (Germania).

Lo studio ha riguardato complessivamente l'andamento dei tassi di innalzamento del Mediterraneo centrale e occidentale negli ultimi 10.000 anni, con dati ricavati da circa 400 indicatori di paleo-livelli del mare datati al radiocarbonio e derivati per la maggior parte da carotaggi e campionamenti subacquei effettuati tra il livello del mare attuale e circa -45 metri di profondità. E' emerso che tra i 10.000 e i 7.000 anni fa, durante la prima fase di fusione delle calotte glaciali, i tassi di risalita del livello del mare si sono attestati in media a circa 8.5 mm/anno. Da quel momento e per gli ultimi 4.000 anni, con la stabilizzazione delle calotte glaciali, i tassi medi sono scesi e sono rimasti nell'ordine degli 0.45 - 0.55 millimetri l'anno. Dal 1850 a oggi registrata invece una nuova e rapida impennata: i tassi medi che si attestano tra 1.1 e 1.3 millimetri l'anno come anche indicato dalle stazioni mareografiche più antiche del Mediterraneo a Genova, Marsiglia e Trieste.

"Questo lavoro - spiega Vacchi - ci ha permesso di quantificare in modo dettagliato gli impatti delle emissioni di gas serra legate alla rivoluzione industriale sull'innalzamento del Mar Mediterraneo: questo ci permetterà di calibrare meglio gli scenari futuri, i modelli attualmente disponibili sono rilasciati su scala globale e devono quindi essere calibrati su scala più piccola, in particolare per un bacino semi-chiuso come il Mediterraneo dove le conseguenze del cambiamento climatico sono significativamente diverse da quelle degli Oceani globali".

(ANSAmed).

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