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Ventimiglia celebra la giornata mondiale del rifugiato

Intanto a Lampedusa ancora arrivi, 130 migranti soccorsi in mare

Redazione Ansa

VENTIMIGLIA - Il valico frontaliero di Ponte San Luigi, a Ventimiglia, è rimasto chiuso, in ingresso e uscita dalla Francia, in occasione di un flash mob organizzato da Amnesty International, per celebrare la Giornata mondiale del migrante nella città di confine che è l'emblema stesso della migrazione verso il nord Europa. L'evento si è svolto come da programma alla frontiera 'bassa', quella di Ponte San Ludovico, che è rimasta regolarmente aperta. Mentre a Lampedusa continuano gli arrivi di migranti (103 sbarcati, altri 130 soccorsi al largo dell'isola), una sessantina di attivisti italiani e francesi ha mostrato una serie di slogan per rivendicare la libera circolazione dei migranti in Europa.
Il flash mob si è tenuto nel piazzale situato sul versante italiano della frontiera. "Welcome Refugees", "Percorsi sicuri e legali", "Accolgo perché sono stato accolto", "Prima le persone, poi le frontiere" e "Solidarity is not a crime": sono alcuni degli slogan mostrati dai manifestanti. "Questa terra di frontiera ci ricorda, che tutti gli esseri umani hanno diritto a circolare nel mondo, sentendosi sicuri e vedendo rispettati i propri diritti umani fondamentali - ha detto Francesca Bisiani, responsabile di Amnesty International Liguria -. Primo fra tutti la dignità umana, che viene calpestata, giorno dopo giorno, nei confronti dei rifugiati, in Italia e non solo". Nel sottolineare che i migranti "sono persone rimaste costantemente escluse dalle politiche di tutela dell'Italia e dell'Unione Europea, soprattutto durante la pandemia", Bisiani ha aggiunto: "Oggi siamo qui a ricordare che queste persone hanno diritto a vivere, alla propria integrità fisica, a non subire lesioni e a ricevere protezione dopo il viaggio dalle violazioni dei diritti umani, che hanno subito nei Paesi di provenienza e durante il transito". L'avvocato di Sanremo Ersilia Ferrante, che si occupa dei diritti dei migranti, ha letto una "storia di frontiera", quella di Mamadou Moussa Balde, il richiedente asilo guineano di 22 anni, che il 9 maggio scorso è stato preso a sprangate da tre italiani, dopo il tentato furto di un telefonino e che si è suicidato il successivo 23 maggio nel Cpr di Torino.
"Nel 2015 è uscito dal proprio Paese - ha raccontato Ferrante - e dopo un lungo viaggio è arrivato in Italia, nell'ottobre 2016. Giunto in provincia di Imperia, ha iniziato il percorso del richiedente protezione internazionale, trovando ospitalità in una operativa sociale - prosegue Ferrante -: una video intervista del 2017, ci fa conoscere un ragazzo di 19 anni che parla discretamente italiano e racconta di aver lasciato il proprio Paese per motivi politici, che vuole restare in Italia, integrarsi e studiare e che tifa per la squadra della Roma". La svolta in negativo per Moussa nasce dal ritardo con cui la Commissione territoriale, che doveva esaminare la richiesta di asilo politico, fissa la sua audizione. E' allora che Moussa prima cambierà centro di accoglienza, poi lascerà l'Italia per poi tornarvi, ma ormai come persona delusa, cambiata.

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