(ANSAmed) - BEIRUT, 30 APR - Circa mezzo milione di
persone nella Siria nord-orientale, strette in un lockdown
parziale anti-covid, sono private di acqua corrente a causa
dell'interruzione di una stazione di pompaggio situata in un
territorio a ridosso del confine con la Turchia e controllato da
milizie locali cooptate da Ankara.
In una nota, Mark Lowcock, il sottosegretario generale per
gli affari umanitari delle Nazioni Unite, ha nelle ultime ore
invocato una "soluzione sostenibile" per mantenere costante il
flusso d'acqua che scorre verso la Siria nord-orientale. E
questo dopo che la fornitura idrica è stata di nuovo interrotta.
Le autorità curdo-siriane, ostili alla Turchia e che
controllano il nord-est della Siria col sostegno americano e
russo, accusano Ankara e i gruppi armati sostenuti dalla
Turchia.
Dal canto suo il governo turco ha smentito di essere
coinvolto nell'interruzione del flusso idrico della stazione di
Alluk, vicino a Ras al Ayn (Serekaniye). La zona è controllata
militarmente dall'ottobre del 2019 dalle forze turche e dalle
milizie filo-turche.
Secondo l'Onu, la stazione di pompaggio di Alluk fornisce
acqua a circa 500mila persone nella regione di Hasaka, dove si
trovano tra gli altri affollati campi profughi. "L'Onu ha ora
registrato più di 20 di queste interruzioni nell'ultimo anno",
ha aggiunto Lowcock. (ANSAmed).
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