(ANSAmed) - BEIRUT, 18 SET - Più di 200 nuovi casi di
coronavirus si sono registrati nell'affollata prigione libanese
di Rumie, vicino Beirut, dove le condizioni igienico-sanitarie
sono considerate insufficienti a garantire l'incolumità degli
oltre 4mila detenuti e delle guardie carcerarie.
E' la denuncia del presidente dell'Ordine libanese dei
medici, Sharaf Abu Sharaf, secondo cui sono più di 200 le
persone risultare positive al Covid. Non si precisa quante di
queste persone sono detenuti e quanti guardie carcerarie.
Nei giorni scorsi una rivolta di alcune ore era scoppiata nel
famigerato Braccio B della prigione di Rumie proprio dopo che si
era sparsa la notizia di decine di nuovi casi di coronavirus. Le
autorità affermano che la situazione è sotto controllo e che le
persone risultate positive sono state trasferite in un edificio
adibito a luogo per la quarantena. Dal canto loro i detenuti,
che pubblicano sui social network video amatoriali e appelli,
affermano di esser stati lasciati "da soli" e di rischiare di
"morire" in carcere.
"Qui non c'è distanziamento né protezioni", affermano le voci
che giungono dal carcere che ospita un numero di detenuti tre
volte maggiore la sua capacità. Abu Sharaf assicura che
l'amministrazione penitenziaria "ha preso tutte le precauzioni
necessarie" ma che "il problema è la mancanza di cooperazione
dei detenuti con i servizi sanitari e il non rispetto delle
norme sanitarie eccezionali". (ANSAmed).
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Coronavirus: Libano, 200 casi in affollata prigione a Beirut
Per le autorità, 'la situazione è sotto controllo'