(ANSAmed) - ROMA, 3 MAR - Tra il 2015 e il 2018, le navi
delle Ong hanno salvato oltre 118.000 persone in difficoltà nel
Mediterraneo centrale. Sono i dati contenuti nel rapporto
"Punire la compassione: solidarietà sotto processo nella
Fortezza europea", promosso da Amnesty International e
presentato alla Stampa estera. "Le navi delle Ong che salvano
rifugiati e migranti - afferma il Rapporto - sono probabilmente
diventate il simbolo più visibile della solidarietà verso le
persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Visto il loro
successo nel salvare vite umane e la visibilità e le potenti
immagini delle loro operazioni, sono state oggetto di tentativi
da parte delle autorità di limitare e punire le loro attività
nonché oggetto di aggressive campagne di diffamazione e di
denigrazione da parte di politici, rappresentanti delle
istituzioni, commentatori e gruppi anti-immigrazione".
"La maggior parte delle Ong - spiega il documento - ha
iniziato a intervenire in mare nel 2015, dopo che due importanti
naufragi causarono oltre 1.200 vittime tra il 12 e il 19 aprile
2015, in un momento in cui l'Italia aveva interrotto
l'operazione di soccorso Mare Nostrum e quindi lasciato un vuoto
significativo nelle capacità di salvataggio nel Mediterraneo
centrale. Alla fine del 2016, 13 navi e un paio di velivoli di
sorveglianza erano stati messi a disposizione da alcune Ong, tra
cui Medici Senza Frontiere (MSF), Save the Children,
l'organizzazione spagnola Proactiva Open Arms, la francese SOS
Mediterranée e diverse Ong tedesche come Sea-Watch, Jugend
Rettet e Sea Eye3. Altre organizzazioni si sono unite negli anni
successivi". "Il numero di navi di soccorso è stato da allora
fluttuante - prosegue -, con alcune operazioni che venivano
interrotte o sostituite a causa di decisioni operative o a
seguito di indagini penali che coinvolgevano il loro sequestro e
con alcune navi nuove che iniziavano le loro operazioni
successivamente, come la nave italiana dell'Ong Mediterranea".
"Secondo le prove disponibili - continua -, le Ong di soccorso
hanno operato in modo coerente nel rispetto della legge del mare
e, durante le operazioni di salvataggio, sotto il coordinamento
e le istruzioni della Guardia costiera italiana o, più
raramente, della Guardia costiera maltese. È stato dimostrato
che il coinvolgimento delle Ong nelle attività di salvataggio ha
ridotto il tasso di mortalità legato alle traversate".
Alla luce di questa realtà Amnesty chiede all'Italia di
"abrogare le disposizioni sui 'porti chiusi' Legge 77/2019 e
modificare come necessario, il Testo unico sull'immigrazione
(Legge 286/1998), anche abolendo l'articolo 11ter recentemente
introdotto e qualsiasi altra disposizione correlata nel Testo
unico sull'immigrazione e nel Codice di Procedura Penale".
Il Rapporto presentato alla stampa estera contiene altre due
raccomandazioni nei confronti dell'Italia: "ritirare il Codice
di condotta imposto alle Ong di soccorso, che limita
ingiustamente la loro capacità di salvare vite umane in mare e
viene utilizzato per criminalizzarle; modificare la legislazione
per garantire che l'ingresso irregolare nel territorio dello
Stato non sia trattato come un reato".(ANSAmed).
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Migranti: Amnesty, Ong hanno salvato 118mila persone
Tra 2015-2018. Italia abolisca le disposizioni sui porti chiusi