(ANSAmed) - ROMA, 21 GIU - Negli ultimi 9 mesi, almeno 22
persone sono morte per malattie, probabilmente tubercolosi, nei
centri di detenzione di Zintan e Gharyan, situati nel Gebel
Nefusa, una regione montagnosa a sud di Tripoli. La situazione
sanitaria catastrofica, riscontrata dalle équipe mediche di
Medici Senza Frontiere (MSF) in questi due centri, conferma
questo bilancio allarmante.
Per mesi, in alcuni casi addirittura per anni, centinaia di
persone, bisognose di protezione internazionale e registrate
come rifugiati o richiedenti asilo dall'UNHCR, sono state
abbandonate in questi centri, praticamente senza assistenza. Dal
settembre 2018 a oggi sono morte in media da due a tre persone
ogni mese.
Quando MSF si è recata sul posto per la prima volta lo scorso
maggio, circa 900 persone erano detenute a Zintan, di cui 700 in
un capannone sovraffollato, con a malapena quattro servizi
igienici funzionanti, accesso irregolare ad acqua non potabile e
nessuna doccia. "È stata una catastrofe sanitaria" dichiara
Julien Raickman, capomissione di MSF in Libia. Probabilmente da
mesi era in corso un'epidemia di tubercolosi. La situazione era
così critica che durante le nostre prime visite abbiamo dovuto
provvedere a diversi trasferimenti di emergenza verso alcuni
ospedali".
MSF chiede che le evacuazioni dalla Libia siano
immediatamente rafforzate. "Questo è possibile solo se i paesi
sicuri in Europa o altrove rispettano i loro obblighi in materia
di asilo e se gli stati europei interrompono la loro orribile e
illegale politica di respingimento forzato in Libia" sottolinea
Raickman, secondo il quale "questo sistema di detenzione,
deliberatamente alimentato dall'Europa, sta mettendo in pericolo
la vita dei rifugiati".
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Migranti: Msf, emergenza sanitaria in Libia, 22 morti
Nei centri di detenzione di Zintan e Gharyan in 9 mesi