(di Cristoforo Spinella)
(ANSAmed) - ADANA (CONFINE TURCHIA-SIRIA), 19 MAR - "Ad
Aleppo stavamo bene, avevo un'azienda di distribuzione, ma lì
non ci resta più nulla. Ormai la nostra vita è qui".
Nel centro sociale della Mezzaluna Rossa di Adana, nel sud
della Turchia a un paio d'ore dal confine siriano, Cuma El
Ahmedi ha trovato l'aiuto per andare avanti: assistenza
finanziaria per sé, la moglie Fatima e quattro figli dai 9 ai 15
anni, che altrimenti non andrebbero a scuola. "Come potrebbero?
Io sono disoccupato e ho anche un problema cardiaco", allarga le
braccia il signor Cuma. I suoi figli sono tra i 645.000
rifugiati che oggi frequentano le scuole in Turchia. Solo il più
piccolo, Shabaan, aveva interrotto per un po' la frequenza per
un problema di bullismo - il suo nome richiama quello di un
personaggio cinematografico turco noto per la sua stolidità. Ma
il tasso di dispersione scolastica, che sta creando una
'generazione perduta', resta intorno al 40%: quasi 400 mila
bambini e adolescenti che a scuola non possono andarci perché
costretti a lavorare, indotti in matrimoni precoci o
semplicemente non possono comprarsi i libri. Per questo l'Unicef
ha avviato nel 2017 con i ministeri del Welfare e
dell'Educazione di Ankara e la Mezzaluna Rossa turca il maggior
programma di sostegno nel Paese contro la dispersione scolastica
dei profughi (Ccte). Un progetto finanziato fino al luglio
prossimo con 85 milioni di euro dell'accordo Ue-Turchia. Soldi
ricevuti finora da 487.000 minori rifugiati - l'85% dei quali
siriani - a patto di frequentare regolarmente le lezioni.
Nel terzo anniversario dell'intesa tra Bruxelles e Ankara,
gli oltre 3,5 milioni di siriani rimasti nel Paese, ormai
lontani dai riflettori, cercano di costruirsi un futuro. Le
partenza verso l'Europa sono pressoché bloccate e i ritorni in
Siria in gran parte impossibili, nonostante i circa 310 mila
rifugiati rientrati secondo la Turchia nelle regioni
settentrionali sotto il suo controllo. La seconda tranche dei 6
miliardi di euro promessi dall'Ue al governo di Recep Tayyip
Erdogan deve ancora arrivare, mentre quest'anno dovrebbero
concludersi i progetti finanziati con i primi 3 miliardi:
scuole, ospedali e centri di aggregazione sociale, insieme al
trasferimento mensile di denaro contante in carte di debito per
i bisogni essenziali, oggi in mano a 1,5 milioni di siriani.
E poi ci sono le risorse per incentivare la scolarizzazione.
Nell'istituto elementare Sehit Duran di Adana la mattina trovano
spazio le lezioni di 'educazione non formale', che aiutano i
rifugiati a imparare il turco e proseguire col programma di
studi così da potersi inserire nelle classi statali. Un
programma iniziato la scorsa estate che mira a favorire
l'inserimento di almeno 65 mila ragazzi. Come Hasan, 11 anni,
che forse da grande proverà a diventare calciatore, ma intanto
dice: "La scuola mi piace. E spero di poter continuare ad
andarci". (ANSAmed).
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