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Tunisia: chiesta revoca congelamento beni genero Ben Ali

Per Faouzi Mahbouli "più grande scandalo dal 14 gennaio 2011"

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 27 DIC - Secondo l'Ong tunisina I Watch, il governo di Tunisi avrebbe inviato recentemente una lettera all'Unione europea per chiedere la revoca del congelamento dei beni di Marouane Mabrouk, genero del presidente deposto Ben Ali.

Mabrouk è uomo d'affari inserito nella lista di 48 nomi del clan dell'ex capo di Stato tunisino per i quali il Consiglio dell'Ue ha disposto il 4 febbraio 2011 misure restrittive sui beni e proprietà all'estero.

Secondo la stessa fonte, l'Ue avrebbe rigettato per ben tre volte i ricorsi di Marouane Mabrouk per la revoca del sequestro dei suoi beni all'estero poiché un'inchiesta del polo giudiziario e finanziario del Tribunale di Tunisi è ancora in corso.

La notizia, diffusa dai media locali, ha provocato una certa indignazione tra coloro che a vario titolo hanno contribuito al successo della cd "rivoluzione dei gelsomini", aggravata dal fatto che il premier, Youssef Chahed, ha sempre dichiarato di voler fare della lotta alla corruzione una priorità assoluta della sua azione di governo.

Indignato di fronte a queste rivelazioni, che considera null'altro che un traffico di influenze di uno dei capi dell'esecutivo, non nasconde il suo sconcerto Faouzi Mahbouli, noto attivista politico, uomo d'affari, imprenditore sociale, attualmente dirigente di una televisione privata. Mahbouli ha dichiarato all'ANSA: "Otto anni dopo la rivoluzione tunisina confiscata dai vertici impuniti della corruzione e delle reti politico mafiose francesi-africane, l'opinione pubblica tunisina apprende che il governo tunisino avrebbe discretamente sollecitato l'Unione europea, al fine di revocare il congelamento dei beni all'estero, acquisiti indebitamente, dal genero del dittatore in fuga Ben Ali, Marouane Mabrouk".

"Si tratta del più grande scandalo dopo il 14 gennaio 2011", precisa Mabhouli, aggiungendo che il clan sopracitato, classificato a giusto titolo, dai telegrammi diplomatici Usa rivelati da Wikileaks, ai vertici della corruzione in Tunisia, con una consistenza di circa 10 miliardi di euro".

Secondo Mahbouli, Marouane Mabrouk ha beneficiato dell'aiuto provvidenziale di Nicolas Sarkozy (prima della sua campagna del 2012), di Manuel Valls, Valérie Pécresse, Claude Chirac, dei dirigenti del partito islamista tunisino Ennhadha, del partito del presidente Nidaa Tounes, e dell'atteggiamento compiacente della maggior parte dei media tunisini che vivono della pubblicità delle loro aziende non confiscate". Queste, è l'accusa, sono "frutto del nepotismo, dell'acquisizione di imprese pubbliche, di crediti bancari, di riciclaggio di denaro sporco, e di estorsioni".

"In queste condizioni, come non sorprendersi di fronte alla possibilità di un nuovo massiccio sollevamento popolare in Tunisia nei prossimi mesi?" conclude Mahbouli. (ANSAmed) Leggi l'articolo completo su ANSA.it