(ANSAmed) - POZZALLO (RAGUSA), 17 LUG - Vedendo in lontananza
una nave procedere verso il barcone su cui viaggiavano, hanno
pensato di avercela fatta. E buttandosi in acqua hanno cercato
di raggiungerla a nuoto, ma sono morti annegati. Una storia con
un tragico epilogo per quattro profughi somali che avrebbero
perso la vita mentre cercavano di mettersi in salvo. A
raccontarla, su twitter, è il portavoce dell'Oim in Italia,
Flavio di Giacomo che ha riportato il racconto dei migranti
sbarcati nella notte a Pozzallo dalle due navi della Guardia di
Finanza e di Frontex che hanno soccorso il barcone su cui
viaggiavano in 450
(http://www.infomigrants.net/en/post/10641/germany-to-take-50-mi
grants-from-frontex-ships-caught-in-italy-malta-row). La polizia
di Ragusa sta tentando di verificare il racconto dei testimoni.
Le operazione di sbarco delle navi Monte Sperone e Protector
sono terminate all'alba del 16 luglio, dopo essere cominciate
nel pomeriggio del giorno prima col trasferimento a terra di
donne, bambini e persone bisognose di cure: in tutto i migranti
sono 447, 44 donne e 272 uomini: 291 proverrebbero dall'Eritrea
e 92 dalla Somalia. Altri migranti vengono da Nigeria,
Bangladesh, Algeria, Libia, Siria, Egitto. Sono al lavoro gli
uomini della Prefettura e della Questura per i ricollocamenti
dei migranti negli altri Paesi europei. Drammatico il racconto
di un minore sbarcato. "Ero partito con mio padre ma non ce l'ha
fatta, è morto durante la traversata del deserto per arrivare
nel porto in Libia", ha raccontato a Save the Children il
ragazzino, uno dei 128 minori non accompagnati giunti a terra.
All'hot spot di Pozzallo la situazione sanitaria è difficile. I
medici di Ragusa prima di dare il via libera ai trasferimenti
dal centro devono verificare le condizioni di salute degli
ospiti. Difficile che possano essere trasferiti presto gruppi di
profughi perché quasi il 90% di loro ha la scabbia. Molte
persone sono deperite e disidratate, tutti hanno bisogno di
riprendersi prima di mettersi di nuovo in viaggio.
Una equipe composta da una psicologa, un'assistente sociale e
un mediatore culturale dà sostegno ai minori. Ha ascoltato
soprattutto le ragazzine e hanno avuto modo di apprendere la
situazione di degrado in cui hanno vissuto in Libia. Le migranti
hanno raccontato di esser rimaste chiuse per 14 mesi in luoghi
di prigionia senza poter uscire. Non a caso quasi tutte hanno
difficoltà a deambulare. Hanno vissuto in difficili condizioni
igienico-sanitarie ed hanno chiesto di fare esami per accertarsi
se hanno ''contratto malattie". Senza sosta anche il lavoro
della polizia che sta cercando di identificare, tra gli
sbarcati, gli scafisti. Sarebbero una decina. Gli interrogatori
continuano. (ANSAmed).
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Migranti: polizia indaga su 4 morti durante viaggio
A Pozzallo 131 minori. Ricollocamenti non saranno immediati