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Era domani, i 'ricordi di futuro' di tre migranti egiziani

Documentario su ritorno luoghi approdo di Alì, Mahmoud e Mohamed

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 15 FEB - Teatro, fotografia, animazione e storytelling per raccontare l'esperienza di tre giovani egiziani che hanno vissuto in Italia senza documenti per anni, e che dopo la regolarizzazione tornano sui luoghi di approdo in Italia. Un ritorno al passato alla ricerca del futuro, per recuperare i desideri di un tempo e immaginare come tutto sarebbe potuto andare diversamente. Tutto questo è "Era domani", documentario realizzato dalla regista Alexandra D'Onofrio che racconta le vicende di Alì Henish, Mahmoud Hemida e Mohamed Khamis, frutto di un lungo lavoro partecipato e di una ricerca antropologica durata tre anni e distribuito da Gina Films.

"Ero interessata da anni al tema dei richiedenti asilo, rifugiati e migranti", racconta la regista ad ANSAmed. "Ho voluto andare più a fondo sul tema dell'immaginazione, del futuro rispetto al passato. Nei racconti dei migranti sentivo continuamente della ricerca di possibilità migliori di vita, di trovare un posto dove esprimersi", spiega D'Onofrio. Nel 2011 propone l'idea del documentario ad Alì, Mahmoud e Mohammed, che conosceva già da tempo. Poi, "nel 2012 è uscita la notizia della sanatoria, e quindi c'è stato tutto il processo di regolarizzazione dopo che avevano passato anni senza documenti, in attesa di avere un lavoro regolare, diritti, di poter pagare le tasse. Ma anche di ottenere la serenità di poter camminare per strada senza paura, di viaggiare e rivedere la propria famiglia", racconta la regista. E proprio in questa idea del ritorno a casa, c'era anche l'idea del ritorno al luogo di primo approdo, "dove sembrava che la loro vita avrebbe avuto un nuovo inizio". In realtà, "tutti gli anni passati in clandestinità avevano rallentato l'idea di questa vita nuova, rendendola falsa". Il ritorno in quei luoghi è stato "come partire veramente dal giorno numero zero". Con questo documentario fatto di immagini e animazioni, "ero interessata a capire cosa affiorava nei ricordi, desideri e sentimenti non visibili nella presa diretta, ma attraverso una ricostruzione a parole e con il disegno", spiega D'Onofrio. "Ho chiesto loro di fotografare", al ritorno sui luoghi d'approdo, "quei momenti specifici fatti di emozioni e cose immaginate". Quelle foto, dopo una selezione, "le avremmo ricostruite e animate attraverso il disegno".

Tra i protagonisti del documentario c'è Alì Henish. "Sono arrivato in Italia nel 2007", racconta ad ANSAmed. In Egitto, si è laureato in lettere e filosofia e ha preso un brevetto di marinaio. "Così mi sono imbarcato su una nave per lavorare.

Siamo arrivati due volte in Italia, alla seconda occasione sono rimasto qui", sbarcando a Udine. "Per me era un sogno venire in Europa. Avevo 23 anni". Ma la vita in Italia non era come Alì se l'aspettava. "È stato molto difficile. Non avevo parenti, non parlavo una parola di italiano, e sono rimasto in Italia per molto tempo senza documenti". Alì lavora, tra le tante esperienze, come manovale, nel volantinaggio, in un ristorante, "nascosto, in nero". Con la sanatoria del 2012, Ali riesce a regolarizzarsi grazie all'aiuto di Alexandra. Ora lavora come addetto alle vendite della Rinascente, a Milano. Ricevere un permesso di soggiorno "era ciò che aspettavo da quando sono arrivato. Non avevo più paura di perdere il lavoro. Avevo raggiunto il mio primo obiettivo, la base sulla quale costruire il mio futuro". Tornare nel suo luogo di approdo "era un'idea che avevo anche prima di conoscere Alexandra. Ci tenevo a tornare lì". Vedere quel posto alla luce del sole, con documenti regolari, tranquillo, in confronto alla sensazione di paura di quando era scappato dalla nave, per Alì "è stato emozionante".

A chi vuole raggiungere l'Europa, Alì dice di "non fare come me, che non ho creduto a chi mi ha detto che sarebbe stato difficile. Bisogna essere ben preparati per venire qui, e lo sconsiglio a chi non ha documenti regolari, perché vivere in questo modo, senza sapere cosa accadrà del futuro, è veramente pesante".(ANSAmed).

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