(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) - MADRID, 11 DIC - Rifugiati e migranti senza nome,
inghiottiti dalle acque del Mediterraneo nel tentativo di
arrivare alle coste d'Europa, recuperano una parvenza
d'identità, di dignità e umanità, nel parco del Buen Retiro di
Madrid. Accade grazie all'installazione 'Palimpsesto',
realizzata nel Palacio de Cristal dall'artista colombiana Doris
Salcedo su incarico del Museo Reina Sofia e del suo direttore
Manuel Borja-Villel, e che resterà allestita fino al 1º aprile.
Si tratta di un imponente memoriale che restituisce ai 'sin
papeles' ingoiati dal mare i loro nomi, che riemergono incisi su
una spiaggia simbolica. Restituiti, come il corpo del piccolo
Aylan, il bimbo siriano di 3 anni 'spiaggiato' sulle coste della
Turchia il 2 settembre 2015, per sfidare l'indifferenza generale
alla sofferenza.
Sul suolo di pietra dell'installazione i nomi sembrano
tracciati con le lacrime delle vittime, sulla sabbia trattata
con nanotecnologia e una complessa rete di canaline occultate
sotto la superficie, per cui l'acqua emerge in microsfere che,
come il mercurio, ricompongono nomi e cognomi di persone reali,
uomini e donne provenienti dall'Africa o dal Medio Oriente,
scomparsi durante la traversata del Mediterraneo, in cerca di
una vita migliore.
Rappresentando la violenza senza violenza, l'artista
colombiana ricorda che ogni persona è una storia, con un nome e
un cognome, una visione del mondo e della vita.
"Con le sue opere, Doris Salcedo tenta di ricostruire la
storia incompiuta e frammentaria degli esseri umani che abitano
la 'periferia' della vita. Dietro questo intervento c'è un
grande lavoro di ricerca dei 'desaparecidos'", ha spiegato ai
media il direttore del Reina Sofia, Borja-Villel.
Un minuzioso lavoro investigativo, concettuale e di
esecuzione durato cinque anni, che ha riunito 30 professionisti
fra documentaristi, ingegneri e chimici.
Non a caso, l'artista, cui il Museum of Contemporary Art di
Chicago ha dedicato nel 2015 un'importante retrospettiva, che ha
poi toccato altre città nordamericane, si definisce "una
scultrice al servizio delle vittime". In questo caso, dei circa
3.000 morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno, secondo il
drammatico bilancio dell'Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni (OIM).
'Palimpsesto' è il palinsesto, il codice originario della
memoria, per "l'assimilazione della perdita di anonimi e
ignorati migranti e rifugiati, che nessuno piange", spiega la
Salcedo, che definisce la sua opera una "poetica del lutto".
Quest'ultimo consiste "nell'elaborare la magnitudine
dell'accaduto e riguarda le persone, i progetti di vita, i
luoghi, le identità" (Pau Perez Sales, 'Salud mental en
violencia politica y catastrofe'. Ed. Atopos).
Ma riguarda anche la comunità globale, perché "nella società
europea anestetizzata e in preda alla pericolosa deriva di
chiusura identitaria", solo attraverso 'la cura' del dolore -
sembra suggerire l'autrice - si può restituire la dignità e
l'umanità strappate. (ANSAmed).
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Madrid ridà nome e dignità a migranti annegati Mediterraneo
Grazie a opera artista colombiana Doris Salcedo al Buen Retiro