(di Paolo Paluzzi)
(ANSAmed) - TUNISI, 24 NOV - Le strade di Tunisi e delle
principali città del Paese sono tappezzate da alcuni giorni da
diversi manifesti che ritraggono, secondo lo stesso schema, una
donna fotografata di spalle con una scritta che spiega quanto le
accade e quel che la gente pensa di lei. 'Giovane donna
violentata, (finirà per dimenticare)'; 'Donna molestata sul
posto di lavoro (altre meno fortunate sono disoccupate)'; 'Donna
aggredita dal marito (è il destino che ha voluto così)', sono
solo alcuni degli esempi.
Si tratta della campagna di sensibilizzazione 'Faddina',
lanciata dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione
(Unfpa) nell'ambito della lotta contro le violenze sulle donne
per denunciare cliché e luoghi comuni della società che
riguardano la condizione femminile e che ha suscitato in Tunisia
un'ondata di commenti negativi sui social network dalla gente,
ma anche da parte di alcune associazioni a difesa dei diritti
delle donne, costrette ancora una volta a riflettere sulla reale
situazione della donna in un Paese dipinto come quello con la
legislazione più avanzata in materia rispetto a tutti gli altri
Paesi arabi e maghrebini.
Nonostante la Costituzione in Tunisia, infatti, garantisca la
parità di diritti uomo-donna e il Parlamento abbia approvato nel
luglio scorso persino una legge per l'eliminazione di ogni forma
di violenza sulle donne, anche sul luogo di lavoro e in
famiglia, dalle recenti statistiche risulta invece che una donna
su due (47,6%) sia stata aggredita fisicamente o moralmente
almeno una volta nella sua vita, che oltre il 70% delle donne
aggredite afferma che non sa dove andare a denunciare i fatti e
se sia opportuno farlo. Secondo le cifre fornite dal ministero
tunisino della Donna, della Famiglia e dell'Infanzia, la
violenza fisica è la forma più comune (31,7%), seguita da quella
morale (28,9%), quella sessuale (15,7%) e quella cosiddetta
economica (7,1%).
"Si tratta della prima parte della campagna di
sensibilizzazione che ha lo scopo di scuotere la società e di
sottolineare la violenza subita dalle donne, banalizzata da una
certa frangia della società tunisina", ha affermato Rym Fayyala,
rappresentate aggiunto dell'Unfpa precisando che "l'obiettivo di
provocare è voluto e che lo scopo ultimo è quello di cambiare la
mentalità, cosa che ovviamente non può avvenire nell'immediato
ma che anzi richiede tempo. "E' scientificamente provato che
l'effetto di shock permette alla gente di dire ciò che davvero
pensa", ribadisce Fayyala, annunciando che il 25 novembre,
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, "coloro
fotografate di schiena nei manifesti mostreranno i loro volti e
allora se ne riparlerà".
Dal 25 novembre al 10 dicembre 2017 (Giornata mondiale dei
diritti umani), verranno organizzate in Tunisia 16 giornate per
lottare contro ogni forma di violenza sulle donne con lo slogan:
"A partire da oggi, non sei più sola, la legge è con te". Nel
contempo il ministero della Donna tunisino ha annunciato il
lancio di un'altra campagna sul tema dal titolo "Ommi Salma"
(Mamma Salma), pensata a seguito di un fatto di cronaca
recentemente avvenuto a Kairouan, la violenza sessuale subita da
una anziana donna poi uccisa dal suo stupratore. Al di là di
questo argomento specifico c'è da rilevare in effetti che la
sensibilità verso il mondo femminile e i suoi diritti riveste un
posto di rilievo in Tunisia, ne è la prova la recente
l'istituzione di una "Commissione delle libertà individuali e
dell'uguaglianza di genere" presso la presidenza della
Repubblica tunisina che è al lavoro per elaborare un rapporto
dettagliato e facilitare l'applicazione delle riforme legate
alla libertà e all'uguaglianza uomo-donna, tra cui quella del
diritto ereditario, argomento tabù nel mondo musulmano.
(ANSAmed).
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Violenza donne, campagna shock scuote la Tunisia
Ritratte di spalle, vittime dell'indifferenza della società