(Fancesco Cerri)
(ANSAmed) - BARCELLONA, 10 NOV - Una nuova giornata buia per
la Catalogna ribelle: per ordine di un gip del Tribunale Supremo
di Madrid passa la notte nel carcere di Alcalà anche la
presidente del Parlament catalano, Carme Forcadell, accusata di
'ribellione' e 'sedizione' - rischia fino a 30 anni di carcere -
per avere posto ai voti risoluzioni sull'indipendenza della
regione ribelle.
La decisione è stata presa dal gip Pablo Llarrena al termine
di una giornata di interrogatori dei membri della presidenza
dell'assemblea catalana. Il magistrato ha ordinato per Forcadell
il carcere preventivo, dal quale potrà uscire se e quando
pagherà una cauzione di 150mila euro. Un altro deputato, non
sovranista, è stato lasciato in libertà, gli altri 4 dovranno
pagare una cauzione di 25mila euro entro una settimana per
evitare il carcere. Un termine che è stato negato a Forcadell,
principale autorità eletta della Catalogna fino ad oggi a piede
libero. Il vicepresidente catalano Oriol Jinqueras è in carcere
con sette membri del Govern destituito. Il presidente Carles
Puigdemont, inseguito da un ordine di arresto spagnolo, con
richiesta di estradizione, è 'in esilio' a Bruxelles con 4
ministri. Tutti sono accusati di "ribellione" e "sedizione" per
avere cercato di portare avanti pacificamente il progetto
politico della indipendenza catalana. Il provvedimento nei
confronti di Forcadell, 62 anni, decapita definitivamente le
istituzioni democraticamente elette della Catalogna. Una misura
punitiva secondo i catalani.
Da 20 anni, rileva Tv3, vicina agli indipendentisti, il
Tribunale supremo non mandava in detenzione preventiva una
politico con immunità. Giovedì scorso la giudice della Audiencia
Nacional di Madrid Carmen Lamela aveva mandato in prigione otto
membri del governo catalano destituito da Madrid e chiesto
l'arresto di Puigdemont e dei 4 ministri con lui in Belgio.
Ma il 'President' non si arrende: con mezzo Govern già in
prigione, 'esule' a Bruxelles con la minaccia di una
estradizione verso la Spagna, Puigdemont ha annunciato la
creazione di una struttura di "governo legittimo" in esilio. Un
annuncio che interviene mentre la morsa di Madrid è sempre più
stretta. Lamela ha negato la rimessa in libertà di Junqueras e
dei sette ministri in carcere a Madrid. Dall''esilio' belga
Puigdemont si è scagliato non solo contro "la decadenza
democratica dello Stato spagnolo", ma anche contro "gli abusi di
una Ue che ha appoggiato in maniera vergognosa le azioni
repressive spagnole". La situazione della Catalogna dopo il duro
commissariamento scatenato da Madrid all'indomani della
dichiarazione di indipendenza del 27 ottobre, con una parte del
Govern in carcere, l'altra in esilio e il parlamento chiuso "è
chiaramente contraria allo Stato di diritto e all'ordinamento
europeo", ha detto. Le denunce di Puigdemont non hanno per ora
scalfito l'allineamento dei governi europei e dell'Ue sul
premier spagnolo Mariano Rajoy.
L'opinione pubblica, o almeno parte di essa, sembra più
sensibile alla pacifica 'rivoluzione dei garofani' catalana. Il
Times di Londra ha denunciato "I prigionieri di Rajoy", la
teorica dell'anti-globalizzazione la canadese Naomi Klein ha
definito "scioccante" e "sproporzionato" l'arresto di mezzo
governo catalano. "Che succederebbe se il Canada arrestasse il
governo del Quebec? Sarebbe la fine del paese". Davanti alla
fortissima pressione di Madrid indipendentisti e 'unionisti'
preparano la grande sfida nelle urne del 21 dicembre che dovrà
chiarire da che parte stia la Catalogna. Rajoy ha invitato i
catalani a votare "in massa". Puigdemont, nonostante il
fallimento delle trattative fra i partiti sovranisti per una
lista unica, ora chiede una "lista del Presidente" con tutti i
"detenuti politici". (ANSAmed).
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Catalogna: arrestata Forcadell, cauzione di 150mila euro
Puigdemont accusa Ue e annuncia 'governo in esilio' in Belgio