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Libano:35 anni dopo 2 condanne a morte per uccisione Gemayel

In contumacia contro membri partito simpatizzante Siria

Redazione Ansa

(ANSAmed) - BEIRUT, 20 OTT - Trentacinque anni dopo i fatti, la Corte per la sicurezza dello Stato libanese ha condannato a morte, in contumacia, due uomini per l'attentato in cui, il 14 settembre del 1982, fu ucciso il presidente eletto Bashir Gemayel insieme a 26 altre persone in un attentato dinamitardo nella sede del suo partito cristiano delle Falangi. L'omicidio del giovane presidente libanese provocò come ritorsione, due giorni dopo, l'eccidio di Sabra e Shatila, in cui almeno 700 palestinesi furono uccisi.

I condannati sono Habib Shartouni e Nabil al Alam, entrambi appartenenti al Partito nazionalsocialista siriano, simpatizzante di Damasco.

Secondo notizie mai confermate, Al Alam sarebbe morto di malattia in Brasile nel 2014. Di Shartouni non ci sono notizie. Bashir Gemayel, appartenente ad una delle più potenti famiglie cristiane in Libano, rimane una figura altamente controversa in un Paese che non ha mai visto rimarginate le ferite lasciate dai 15 anni di guerra civile (1975-1990). Eletto alla carica di presidente il 23 agosto 1982, mentre il Libano era occupato dalle forze siriane ed israeliane, Gemayel fu fatto saltare in aria con un attentato nel quartiere cristiano di Ashrafieh, quando mancavano due settimane al suo insediamento.

Alla carica ascese quindi suo fratello Amin. Due giorni dopo l'omicidio vi furono come ritorsione gli eccidi nei campi profughi di Sabra e Shatila, in cui morirono centinaia di palestinesi.

La sentenza è stata emessa dalla cosiddetta Corte giudiziaria, la più alta istanza in materia di reati contro la sicurezza dello Stato, al termine di un processo cominciato nel 2016.

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