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Giordania: Madaba, città dove si prega alla Moschea di Gesù

Iscrizioni celebrano Maria, in zona dove fedi coesistono

Redazione Ansa

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - MADABA (GIORDANIA), 20 SET - La denominazione può essere sorprendente, ma se si approfondisce la natura della città giordana di Madaba, a meno di venti chilometri da Amman, ed in realtà di tutto questo Paese mediorientale, si capisce che da queste parti la convivenza tra le fedi è un fatto della vita.

A Madaba, ogni venerdí i fedeli musulmani affollano la Moschea di Gesù Cristo.

Costruita nel 2008, grazie all'impegno di un imprenditore palestinese che vive in Ucraina (uno striscione all'esterno ricorda il benemerito), la moschea è dedicata a Gesù in quanto profeta dell'Islam. "E Maria è la donna più elogiata nel Corano.

E tutti i libri sacri di tutte le religioni inneggiano a Dio, ricordiamolo", spiega il custode Abed Elrheem Dahbur. E poi indica le iscrizioni che esaltano le virtù della Madonna. A Madaba, cristiani e musulmani hanno addirittura lo stesso cognome, e il rispetto reciproco è palpabile. Poco distante sorge infatti la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio, che conserva un reperto straordinario: la 'Mappa della Terrasanta', un mosaico di età bizantina che indica la strada per raggiungere Geruslemme da 150 luoghi della regione. Ne sopravvive solo un terzo, ma la simbologia che contiene è ancora potente, con le sue 157 didascalie in greco. Nessuno ne conosceva l'esistenza fino al 1890, quando fu costruita la chiesa.

La chiesa è regolarmente visitata anche dai musulmani - sui circa 70.000 abitanti di Madaba, 20.000 sono i cristiani, una delle maggiori comunità della Giordania - così come avviene per un sito di straordinaria importanza per i credenti: il Monte Nabo, da dove secondo le Scritture Mosè vide la Terra Promessa, che però non gli fu permesso raggiungere e dove sarebbe sepolto.

Da lassù - il sito è gestito dai francescani - si vede la valle del Giordano, il Mar Morto, e Israele. Anche qui, importanti mosaici testimoniano la presenza cristiana. "Papa Giovanni Paolo II l'ha dichiarata sito di pellegrinaggio per i cristiani - spiega padre Emmar, uno dei tre sacerdoti che gestiscono il sito - e ogni anno vengono tantissime persone, qui non ci sono mai stati problemi, i pellegrini non sono diminuiti".

Ma la testimonianza più antica di convivenza è di certo la vicina Umm ar-Rasas, i resti di un'antica città carovaniera romano-bizantina dove sorgevano ben 56 chiese, che dal 665 a.D.

fino all'anno 900 fiorí come punto di fermata per merci e persone anche sotto al dominio islamico della zona. Un terremoto la cancellò (dal 2004 è sito Unesco, ma solo una piccola parte è stata riportata alla luce dagli scavi), e oggi è lì in una landa battuta dal vento dove a poca distanza da altri splendidi mosaici, quelli della chiesa di Santo Stefano, sorge un piccolo cimitero musulmano. (ANSAmed).

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