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Refugee food festival, chef italiani e profughi insieme

L'evento internazionale per la prima volta in Italia

Redazione Ansa

(di Stefano Intreccialagli)

ROMA - Godwin dalla Nigeria ha pensato al guazzetto di gamberi e cozze, Khoudia al fritto di orata e moscardini, Amadou allo stufato di patata dolce, Mamadou al sablè di arachidi, Alina all'insalata di aringa affumicata.
Cinque piatti "nazionali" realizzati da rifugiati del Senegal, Nigeria, Guinea Conackry e Ucraina, che insieme agli chef italiani si sono messi dietro ai fornelli del ristorante Eataly di Roma per il Refugee Food Festival. L'evento internazionale è alla sua prima edizione in Italia ed è promosso dall'Unhcr. Dopo le prime date di Milano e Bari, il festival ha raggiunto anche Roma per la Giornata mondiale del rifugiato. Nella capitale italiana, l'evento è stato realizzato in collaborazione con Altrove, ristorante sociale dove chef italiani e rifugiati realizzano piatti che uniscono diverse culture.
Khoudia è una giovane chef rifugiata. È originiaria del Senegal, e da tre anni vive in Italia. "La passione della cucina ce l'ho da sempre perché ho iniziato a cucinare a 8 anni", racconta, ma "era una cosa che dovevo fare perché ero donna".
Mentre cercava lavoro in Italia ha trovato "un corso di gastronomia interculturale. È stata una bellissima esperienza. È sempre bello cucinare". Da bambina Khoudia voleva fare la pediatra, ma oggi vuole essere una chef. "Era una cosa che non sapevo fosse dentro di me, ma quando ho fatto il corso si è svegliata questa passione".
Intrattenimento musicale e cibo multietnico in una serata per l'integrazione, l'incontro di culture e la buona cucina.
"Mangiare il cibo preparato da qualcuno implica già un fidarsi, per questo abbiamo scelto il cibo come veicolo di conoscenza", ha detto Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell'Unhcr.
"È bellissimo vedere chef rifugiati che cucinano insieme agli chef italiani, studiano i piatti insieme, si confrontano sugli ingredienti, su come cucinare". L'iniziativa vuole essere occasione di incontro ma anche un'opportunità, "realizzando un veicolo non solo di integrazione ma di lavoro".

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