(ANSAmed) - ROMA, 25 MAG - Sensibilizzare cittadini, piccole
e medie imprese ed enti industriali all'idea di sviluppare
progetti che creino lavoro nei Paesi africani di origine
dell'esodo verso l'Europa, per evitare così il dramma
dell'emigrazione forzata. Questo l'obiettivo della campagna
"Creiamo lavoro in Africa" presentata ieri alla Camera dal
Comitato di collegamento di cattolici per una Civiltà
dell'Amore.
Tramite manifesti, spot televisivi, convegni e incontri, la
campagna informativa vuole mettere in comunicazione le
istituzioni ed i fondi europei e italiani con le forze operative
che possano creare progetti di sviluppo.
"Le migrazioni non possono essere contenute da forme
arretrate di assistenzialismo", ha detto Giuseppe Rotunno,
segretario nazionale del Comitato. L'idea è quella di "informare
la società italiana che grazie ai fondi Ue e italiani per
l'Africa ci sono nuove opportunità di reciproco sviluppo
sostenibile per le aziende interessate", realizzando "un vero
Piano Marshall che possiamo vivere dall'Europa all'Africa" con
il quale realizzare "progetti finalizzati a incoraggiare le
famiglie a non emigrare, ma a costruire il loro futuro sulle
loro terre".
Secondo il comitato, il coinvolgimento nella cooperazione
allo sviluppo consente alle imprese italiane ed europee di
conquistare la fiducia di 'stakeholder' e comunità locali,
migliora la reputazione aziendale, crea vantaggi commerciali e
di comunicazione, incrementa il patrimonio intangibile
dell'azienda.
"La campagna lanciata oggi vuole unire la realtà
istituzionale e finanziaria con le forze sul campo: i cittadini,
che con 25 euro possono avviare al lavoro un capofamiglia, le
piccole e medie imprese e i grandi enti, che possono realizzare
programmi di microimprese grazie ai fondi Ue", ha sottolineato
Rotunno parlando con l'ANSA a margine della presentazione.
"Noi abbiamo già vissuto tante esperienze di microprogetti, e
grazie a questi interventi capillari possiamo favorire le
imprese" ha aggiunto Rotunno. Alla vigilia del G7, "vogliamo
fare emergere questa soluzione, che può coinvolgere l'aiuto di
tutti. Speriamo che ci sia una risposta crescente". Solo
cooperando con i Paesi di origine "potremo dare una risposta più
robusta alle cause profonde delle migrazioni".
Il Comitato da circa 30 anni realizza progetti di sviluppo
nei Paesi africani in collaborazione le realtà locali. Tra
questi c'è il progetto "Employ" in Etiopia, finanziato dal
ministero degli Esteri e realizzato in collaborazione con ong,
università, aziende e istituti di credito, finalizzato alla
creazione di opportunità di lavoro in 100 villaggi, coinvolgendo
circa 500 mila persone.
Progetti di sviluppo nei Paesi di origine delle migrazioni
sono "nell'interesse di evitare il dramma più pesante della
nostra epoca: questo esodo biblico che sta coinvolgendo
l'Europa", ha sottolineato Gian Luigi Gigli, deputato di
Democrazia solidale, intervenuto alla presentazione. I flussi
migratori "generano una serie di tensioni" che sviluppano
"destabilizzazioni di chi si sente minacciato nella propria
sicurezza" e "problemi di disadattamento di chi è emigrato e non
ha trovato risposte adeguate che a volte sfociano in atti come
quelli di Manchester". (ANSAmed).
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Migranti: lanciata campagna 'Creiamo lavoro in Africa'
Coordinamento cattolico, Piano Marshall con imprese e fondi Ue