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'Pages', la libreria che salva la cultura siriana a Istanbul

È punto di riferimento per i rifugiati, 'qui costruiamo ponti'

Redazione Ansa

(di Cristoforo Spinella).

 ISTANBUL - Seduti attorno ai tavolini in legno, in una mano le matite colorate e nell'altra un foglio da disegno, per qualche ora i bimbi siriani riescono a mettere da parte le sofferenze della guerra e dell'esilio, il presente misero e il futuro incerto. Non lontano dalle mura storiche di Istanbul, da un paio d'anni una piccola oasi offre ai rifugiati un appiglio di resistenza culturale, per non dimenticare una terra in cui non sanno neppure se potranno mai tornare. È 'Pages', prima libreria araba a tutti gli effetti in Turchia.

"Abbiamo pensato di aiutare la nostra comunità, prima di chiedere aiuto agli altri, e mostrare che la Siria e la sua cultura possono sopravvivere, nonostante tutto", racconta ad ANSAmed Samer Alkadri, 44enne originario di Damasco, che prima della guerra nel suo Paese gestiva un'agenzia pubblicitaria e una casa editrice. Fuggito nel 2013 perché ricercato dalla polizia di Bashar al Assad, ha trovato riparo prima in Giordania e poi in Turchia. Qui si è reso conto che, in mezzo alle urgenze quotidiane, dal cibo alle medicine, i siriani rischiavano di perdere contatto con la propria cultura. Con la moglie Gulnar Hajo, illustratrice di libri per bambini pluripremiata nel mondo arabo, che lo ha raggiunto a Istanbul con le due figlie, ha preso in mano un piccolo edificio in legno, che presto è diventato un centro culturale di riferimento per la comunità dei rifugiati.

L'accordo siglato un anno fa tra Ankara e i Paesi Ue ha sbarrato a migranti e rifugiati le frontiere turche, riducendo a poche decine il numero di quelli che sbarcano quotidianamente sulle isole greche. Ma nel frattempo, i siriani in Turchia sono cresciuti sempre di più. Oggi, se ne contano 3 milioni. Solo a Istanbul, quelli censiti sono 540 mila. Molti, ci vivono ormai da anni: una precarietà diventata regola di vita. Come per gli oltre 350 mila bambini (più del 40%) che, nonostante i programmi di aiuti interni e di Bruxelles, continuano a non andare a scuola.

Soprattutto a loro, 'Pages' offre una boccata d'ossigeno. Ci trovano libri in arabo, ma anche in turco e in inglese. Possono partecipare ai laboratori di disegno e lettura, mentre per gli adulti non mancano le serate in musica con gli strumenti della tradizione araba e le proiezioni di film, i corsi di calligrafia araba e le rappresentazioni teatrali. "Non ci sono solo i bisogni fisici da soddisfare, ma anche quelli culturali, senza cui non si può vivere. Cerchiamo di creare un ponte tra la Turchia e la Siria, senza sapere se e quando potremo tornarci", spiega Hajo. "Per me il problema è Assad, che resisterà fino alla fine, come ogni dittatore - dice Alkadri - Ma se potessi, in tre ore tornerei a Damasco. E sono certo che il 90% dei siriani rifugiati lo farebbe. Perché, per quanto possa essere difficile, tutto è più facile quando sei nel tuo Paese". 

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