(ANSAmed) - ROMA, 20 FEB - I corridoi umanitari sono una
"piccola goccia" per restituire una prospettiva di futuro ai
migranti. Questo il senso dell'iniziativa presentata a Roma
dalla Comunità di Sant'Egidio per la creazione di corridoi
umanitari per far arrivare in Italia 1500 migranti in maniera
sicura. "Mi auguro che questa goccia sia un esempio per le
istituzioni su come debba essere gestita l'immigrazione"
commenta l'assessore alle politiche giovanili del quarto
municipio di Roma Rolando Proietti Tozzi, intervenuto alla
presentazione.
La comunità di Sant'Egidio insieme alla Federazione delle
Chiese evangeliche e la Tavola valdese ha realizzato un accordo
con il governo italiano per portare mille profughi siriani in
condizioni di vulnerabilità in Italia dal Libano. Un ulteriore
accordo è stato siglato per far arrivare anche 500 cittadini
eritrei. "Spesso nel nostro servizio assistiamo a una vera e
propria sofferenza psicologica dei migranti: quella di essere
invisibili, senza nessun documento, senza nessuna identità"
racconta Elio Blandamura della Croce Rossa. "I corridoi
umanitari sono un modo per custodire l'identità delle persone
sin dalla partenza dal Paese di origine, per far sì che i viaggi
verso l'Europa, che spesso sono viaggi di morte, non siano anche
viaggi dell'oblio".
Durante la presentazione Qutaybah, un ragazzo siriano, ha
raccontato la sua storia drammatica, nella quale ha subìto
torture, perso la propria famiglia, e affrontato un viaggio nel
Mediterraneo alla ricerca di una speranza, fino all'incontro con
Sant'Egidio e all'arrivo in Italia tramite i corridoi umanitari:
"Io ho perso tutto, il lavoro, la casa, la mia famiglia, ma
penso che qui ho trovato una nuova famiglia" ha detto alla
presentazione.
Quella di Qutaybah è solo una delle tante storie che grazie
ai corridoi ha avuto un lieto fine, ma questo non basta. "Le
persone fuggono dalla guerra e si rifugiano nei Paesi vicini,
nel caso della Siria parliamo di Turchia, Libano e Giordania. Ma
qui trovano solo un riparo, non una prospettiva di futuro. I
corridoi umanitari vogliono creare sicurezza e dare questa
prospettiva" sottolinea Paolo Morozzo della Rocca, docente
dell'università di Urbino e membro della Comunità di
Sant'Egidio. "Con i corridoi si combatte il rischio di morte nel
viaggio verso l'Europa e i trafficanti. Le persone non vengono
accolte in un territorio ma in una rete, e i corridoi sono un
modello di rete" ha aggiunto.(ANSAmed).
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Migranti: corridoi umanitari per dare futuro a profughi
Sant'Egidio, 1500 persone saranno portate in Italia