(ANSAmed) - RABAT, 23 GEN - Doveva essere la svolta tanto
attesa, l'apertura di un processo per la prima volta di fronte
ad un tribunale civile e non militare, e dunque lontana dalle
contaminazione politiche. Ma la nuova udienza per lo sgombero
del campo di protesta di Gdeim Izik vicino Laayoune, teatro di
scontri tra gruppi di manifestanti saharawi e la polizia che nel
2010 portò alla morte di 11 agenti marocchini, si è aperto
davanti alla Corte di Appello di Rabat con la tensione alle
stelle.
Il processo - che fa seguito all'approvazione di una una
legge che vieta ai tribunali militari di occuparsi di civili -
fa ripartire da zero il tentativo di far luce su quanto accaduto
nello sgombero dell'accampamento dei saharawi, contrari a quella
che considerano un'occupazione del Sahara occidentale da parte
del Marocco, e sul perché della morte degli agenti.
Il procedimento si è riaperto dopo la decisione della Corte
di cassazione che ha annullato il verdetto pronunciato contro
gli stessi imputati dal tribunale militare nel 2013.
Associazione a delinquere, violenza contro pubblici ufficiali
e omicidio premeditato sono i capi d'accusa per i quali sono
stati condannati in 25. Le pene vanno dai 20 anni all'ergastolo.
Due imputati sono stati rimessi in libertà, uno è stato
scarcerato per motivi di salute, un altro è condannato in
contumacia: 21 i detenuti che si sono presentati oggi in aula.
Numerose associazioni si sono schierate dalla parte delle
vittime di quella che in Marocco è considerata una mattanza;
l'associazione marocchina in difesa dei diritti umani, l'Amdh,
invece, ha preferito prendere le parti di chi sta sul banco
degli accusati.
Anche in Italia, dove il processo è seguito con
partecipazione, il Forum italo-marocchino e la Rete dei
marocchini in Italia hanno espresso solidarietà alle famiglie
delle vittime. "Sono stati massacrati degli innocenti", scrive
il Forum, parlando di "12 agenti di sicurezza non armati" le cui
salme "sono state profanate", chiedendo pene severe per gli
imputati e opponendosi a strumentalizzazioni politiche. Dalla
Rete giungono invece le foto di una manifestazione dei familiari
degli agenti uccisi di fronte alla Corte di Rabat.
Dopo l'identificazione degli imputati, l'udienza è proseguita
con le formalità di rito; il pubblico ministero ha chiesto
insistentemente di usare la lingua araba. Una richiesta che
potrebbe mettere in difficoltà i numerosi osservatori
internazionali accorsi per seguire il dibattito in aula. Le
lungaggini burocratiche occupano gran parte della seduta che
sarà aggiornata.
Brahim Rachidi, del collegio dei legali che difendono i
familiari delle vittime, saluta l'apertura del processo come "un
nuovo corso della legalità in Marocco. Sul piano del rispetto
dei diritti è cambiato tutto e il mondo può ora seguire un
processo che sarà equo nei confronti di quelli che sono
unanimamente considerati martiri". (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Marocco: Sahara, riparte processo agenti morti a Gdeim Izik
Uccisi in sgombero campo protesta, giudizio passa a corte civile