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Marocco: ragazze sorprese a baciarsi, giudice le assolve

Anche una foto le accusava, ma prove ritenute insufficienti

Redazione Ansa

(di Olga Piscitelli) (ANSAmed) - RABAT, 9 DIC - Sono tornate a casa e per loro si è chiuso un incubo. Hajar e Sanaa, le due minorenni finite in galera per essersi scambiate un bacio sul terrazzo di casa, sono state scagionate dall'accusa di "omosessualità". La sentenza le assolve con formula piena, per "insufficienza di prove".

Così quelle che, per decisione del giudice, sono "solo due amiche" vengono riconsegnate alle rispettive famiglie. Hanno rischiato grosso: l'articolo 489 del codice penale marocchino prevede fino a tre anni di prigione. L'omosessualità è un crimine. La delazione possibile, anzi sostenuta e persino rafforzata - se possibile - dalla religione. Chi è di fede musulmana, si dà per assodato, non mente.

Per questo, quando Hajar e Sanaa, una di 17 e l'altra di 16 anni, sono state denunciate dalla zia di una delle due che le aveva viste baciarsi, la polizia non ha potuto far altro che intervenire. Era il 27 ottobre, la famiglia, almeno una parte, pensava di aver agito rispettando le regole dell'educazione più rigorosa: una bella lezione, devono aver pensato, avrebbe rimesso le cose a posto. La prova principe del processo, prima ancora che la testimonianza diretta della zia, era una foto. La donna l'aveva scattata con un cellulare. Non solo dunque aveva visto il bacio ma lo aveva impresso nella telecamera del cellulare, così rendendo la foto testimonianza. Che tuttavia, nel processo a porte chiuse, sarebbe stata respinta.

Proprio perchè non era pubblico, il processo presenta molti lati da chiarire. Solo gli avvocati potrebbero rendere note le parole del giudice. Ma rischierebbero di mettere nei guai anche le loro assistite. "Le prove non tengono" dicono solo. I dettagli sono omessi.

Quel che è certo è che le due sono state costrette a confessare, senza avere un avvocato, durante i primi giorni di carcere. Hanno denunciato maltrattamenti e molestie.

Il caso delle due ragazze, piombato nel bel mezzo delle cronache alla vigilia della Conferenza Onu sul clima ospitata a Marrakech, aveva molti elementi per essere un unicum nella storia giudiziaria del paese. Mai era toccato ad una coppia di donne di finire sul banco d'accusa con questo capo d'imputazione. Per giunta le due sono minorenni. E come prova, per la prima volta, era stata presentata una foto.

Le associazioni per i diritti umani e quelle a difesa degli omosessuali, riunite in un coordinamento, hanno difeso le due ragazze, proteggendole innanzitutto dalla curiosità morbosa di una parte dei media. Hanno fornito loro un collegio di difensori, e hanno ottenuto il rilascio delle ragazze, lo scorso 3 novembre. Da quel momento, nelle rispettive case e sotto stretta sorveglianza, le giovani hanno scontato una pena preventiva. Fino all'udienza fissata prima al 2 dicembre, poi rimandata a oggi, 9 dicembre.

Intanto la mobilitazione per depenalizzare l'omosessualità non si ferma. Persino Leila Slimani, la scrittrice franco-marocchina che ha vinto il Goncourt, nei giorni scorsi si è schierata a fianco delle ragazze, invitando la società civile a scendere in piazza. (ANSAmed).

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