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Migranti: con Sant'Egidio corridoi umanitari sbarcano a Onu

Zucconi, dopo San Marino anche Polonia negozia apertura

Redazione Ansa

(ANSA) - NEW YORK, 22 GIU - I 'corridoi umanitari' sono una soluzione all'avanguardia, esempio di 'best practice' italiana sul problema dei migranti: a spiegarlo e' il segretario generale di Sant'Egidio, Vittorio Zucconi. Il progetto, sviluppato dalla Comunita' insieme a Tavola valdese, Federazione delle Chiese evangeliche italiane e in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, e il Ministero dell'Interno, e' sbarcato all'Onu. L'occasione e' l'incontro con un gruppo di ambasciatori delle Nazioni Unite per spiegare l'iniziativa, nata per sostenere i migranti nel passaggio da paesi di accoglienza temporanei. "Il progetto consente il rilascio da parte delle autorita' italiane di un certo numero di visti a territorialita' limitata, previsti dall'accordo di Schengen per gli stati membri", spiega Zucconi all'ANSA. L'Italia si è impegnata a reinsediare 1.000 persone prima del 2017, e da gennaio sono arrivate in diverse citta' quasi 300 persone dal Libano. Nei prossimi mesi, inoltre, si apriranno corridoi umanitari anche da Marocco ed Etiopia. "Il primo paese che ha aderito e' stato San Marino, e ora arrivano segnali positivi dalla Polonia - ha detto Zucconi - La Conferenza Episcopale si e' detta favorevole al progetto e sta negoziando con il governo, poi speriamo che altri paesi seguano il percorso".

"Il criterio di scelta e' quello della vulnerabilita', bambini malati con bisogno immediato di cure, disabili, persone ferite nel conflitto", ha aggiunto, precisando che l'obiettivo e' salvare vite e sottrarre ai trafficanti di esseri umani le loro prede, creando un percorso sicuro. "Doppiamente sicuro - ha continuato - perche' la loro identita' viene controllata dalle autorita' prima che venga rilasciato il visto". Si tratta di un sistema di accoglienza innovativo, che vede la collaborazione tra societa' civile e istituzioni, e molto importante e' la replicabilita' progetto. Per il segretario generale di Sant'Egidio, infine, cio' che cambia e' la narrativa: "spesso i profughi vengono visti come una minaccia - ha concluso - qui parliamo di persone con un'identita' controllata, un aspetto della sicurezza importante e di un afflusso regolamentato". (ANSA).

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