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Migranti: in regolamento Ue chiave per corridoi umanitari

Tra norme visti deroga che ha permesso arrivo 93 siriani a Roma

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 10 MAR - E' 'nascosto' in un articolo del regolamento dei visti europei del 2009 l'escamotage giuridico per portare via da guerra e disperazione un migliaio di persone, senza farle morire in mare e senza trafficanti. L'articolo 25 è l'appiglio per i corridoi umanitari, il progetto italiano che ha fatto arrivare a Roma i primi 93 siriani e altri ne porterà. Unico esempio in Europa. L'articolo disciplina come e quando si può avere un visto a validità territoriale limitata ossia un visto eccezionale che, tra le deroghe, ha i motivi umanitari. Ed è stato leggendo queste due parole che si è accesa la lampadina dei giuristi che nella legge cercavano una speranza.

Da fine 2014 lo staff legale della Federazione delle chiese evangeliche e della comunità di Sant'Egidio si è messo assieme per realizzare un sogno nato a Lampedusa dopo le 366 bare del 3 ottobre 2013, e cioè mai più migranti morti. Riunione dopo riunione, si è arrivati alla norma con l'idea (nuova) di legarla al concetto di vulnerabilità: perché non concedere un visto umanitario a persone in difficoltà come chi scappa da conflitti, minori non accompagnati, donne sole o vittime di tratta, disabili? Ne è nata una proposta che ha incrociato i sì di Farnesina e Viminale che gestiscono le procedure di rilascio visti e asilo, fino alla firma di un protocollo nel dicembre 2015.

I migranti, quindi, sono selezionati in base a bisogni e storie e identificati con documenti e impronte digitali. Altra novità del progetto, che è una forma di sponsorizzazione partita dalla società civile, sono i costi di viaggio e soggiorno sostenuti totalmente da evangelici e Tavola valdese grazie ai fondi dell'8 per mille (stanziati 2,5 milioni di euro in due anni) e da Sant'Egidio attraverso raccolta fondi e 5 per mille. Altro precedente di corridoio umanitario è la missione Arcobaleno nel '99 quando il governo d'Alema portò via dal Kosovo 5000 profughi. Erano altri numeri e un altro risiko. Ma i bisogni di pace e fame restano e la solidarietà, quando si vuole, non invecchia. (ANSAmed).

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