(ANSAmed) - ROMA/BEIRUT, 1 SET - La speranza generata da una
smentita solo verbale anche se autorevole è durata poche ore,
schiacciata dall'evidenza fotografica: un'agenzia dell'Onu ha
confermato che l'Isis in Siria ha raso al suolo i resti del
Tempio di Bel, il massimo gioiello del sito archeologico di
Palmira.
La conferma sul crimine contro la cultura dell'umanità si
affianca a informazioni sul rafforzamento dell'organizzazione
jihadista dello Stato islamico (Isis) sulla costa libica dopo
l'annunciato arrivo a Sirte di circa 200 combattenti nigeriani
di Boko Haram, loro alleati nella sanguinaria guerra
fondamentalista.
La distruzione con 30 tonnellate di esplosivo del tempio di
Bel (o Baal, assimilato al greco Zeus) era stata annunciata
domenica da attivisti locali. Il direttore siriano delle
antichità, Mamoun Abdelkarim, subito aveva smentito, sostenendo
che il tempio del primo secolo dopo Cristo si era in parte
salvato e che la base e il colonnato erano ancora in piedi. In
nottata però è arrivata la nuova doccia fredda, stavolta
presumibilmente definitiva: secondo analisti satellitari
dell'Onu, ci sono immagini mostrano come dell'edificio "non
rimane quasi nulla", riferisce la Bbc. "Possiamo confermare la
distruzione dell'edificio principale del Tempio di Bel come
anche della fila di colonne nelle sue immediate vicinanze", si
afferma in una dichiarazione dell'Istituto delle Nazioni Unite
per la formazione e la ricerca (Unitar). Solo una settimana fa,
sempre a Palmira, era stato distrutto un altro tempio, il
santuario di Baalshamin in un nuovo culmine, ormai superato,
dell'iconoclastia islamica dell'Isis.
In Rete lo Stato islamico ha invece continuato la sua opera
di terrorismo mediatico pubblicando immagini e video della sua
ultima macabra trovata: bruciare vivi i nemici fatti
prigionieri. Nel filmato apparso sui profili Internet del gruppo
jihadista si vedono quattro miliziani sciiti iracheni, membri
dei gruppi paramilitari anti-Isis, appesi e incatenati ad
altrettanti ganci e arsi vivi. I prigionieri indossano le ormai
consuete tute arancioni, le stesse fatte indossare dall'Isis
alle sue vittime in Siria, Iraq e Libia.
Dalla Siria inoltre arriva la notizia, non confermata da
fonti indipendenti, dell'avanzata dell'Isis verso il cuore
moderno della capitale Damasco, ancora controllata dalle forze
governative e dai loro alleati Hezbollah libanesi e Pasdaran
iraniani. Da ore sono in corso combattimenti nei quartieri
meridionali confinanti con sobborghi in mano ai jihadisti.
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria
(Ondus), piattaforma vicina alle opposizioni e che dal 2007
monitora le violenze nel Paese, riferisce di combattimenti tra i
quartieri di Asali e Qadam. I jihadisti si sono infiltrati dal
confinante sobborgo di Hajar al Aswad, dove da oltre un anno
hanno stabilito la loro roccaforte nella periferia meridionale
di Damasco.
E dalla Libia fonti locali concordano nell'affermare che 200
terroristi nigeriani di Boko Haram sono giunti a Sirte passando
attraverso il Niger orientale. In Nigeria i Boko Haram hanno
compiuto dal 2009 decine di attentati e attacchi a villaggi
compiendo atrocità di ogni genere, con almeno 15.000 morti e un
milione e mezzo di sfollati. Dell'ultima strage si è saputo
oggi: 56 civili massacrati in un remoto villaggio del nord-est
dalla Nigeria.
La dichiarata alleanza con lo Stato islamico risale
all'inizio di quest'anno. Gli esperti affermano che per i
jihadisti nigeriani è ormai facile arrivare in Libia, anche
perché l'Isis è pronto a finanziare il passaggio di uomini e
armi dall'Africa sub-sahariana al Nordafrica. Non è chiaro se i
miliziani nigeriani abbiano partecipato alla parata organizzata
dallo Stato islamico a Sirte. Secondo fonti locali, nel porto
libico ieri si era svolta una riunione jihadista in una sala
conferenze della città.
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Isis, satelliti Onu confermano distruzione tempio Bel
Analisti, dell'edificio non rimane quasi nulla