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Argirocastro, città di Enver Hoxha, Musine Kokalari e Kadare

L'Albania e i conti aperti con il passato

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TIRANA, 30 GIU - Enver Hoxha, Musine Kokalari e Ismail Kadare. Tre nomi che hanno segnato il recente passato dell'Albania, legati a una stessa città, Argirocastro. Tre personaggi - il dittatore al potere dal 1944 al 1985; la prima scrittrice albanese (1917-1983) e il più noto intellettuale albanese vivente, più volte candidato al premio Nobel per la Letteratura - le cui vite si intrecciano, come le vie strette e tortuose che portano alle loro rispettive case. Prima fra tutte, quella dello spietato leader comunista, oggi trasformata in Museo etnografico, cui fa da contraltare uno dei più imponenti e intricati bunker mai costruiti in Albania. Il rifugio sotterraneo antiatomico costruito per la nomenclatura locale, con le sue stanze, i cunicoli spogli, i passaggi segreti che si inerpicano sotto la montagna è uno dei circa 750 mila realizzati in tutto il territorio e testimonia della paranoia del leader comunista per un'invasione mai avvenuta. Oggi è una delle attrazioni turistiche della ''città di pietra''. Malgrado la sua crudeltà, le persecuzioni dei dissidenti e degli oppositori politici, dei religiosi - cristiani e musulmani martirizzati - l'enorme povertà e chiusura in cui fece vivere il suo popolo, qualcuno che rimpiange quell'epoca ancora c'è. Su quei temibili anni di dittatura c'è però chi cerca di mantenere viva la memoria, come Arieta Kokalari, pronipote di Musine Kokalari. ''Musine apparteneva a una famiglia di intellettuali liberi, che pensavano diversamente dal dittatore, Henver Hoxha'', ricorda ad ANSAmed Arieta. La vicenda personale della Kokalari, prima donna albanese dissidente è legata anche l'Italia. Prima della guerra, infatti, nel 1938, si trasferisce a Roma per studiare Lettere a La Sapienza e nel 1941 si laurea con una tesi sul poeta albanese Naim Frasheri. Tornata in Albania, comincia a pubblicare raccolte di poesie e racconti.

''Nel 1943 fondò il partito di opposizione social-democratico albanese'', ma subito dopo venne imprigionata. La sua vita s'interseca con quella del dittatore anche per un legame di parentela. ''Hoxha era membro della nostra famiglia'', racconta con voce rotta Arieta. Musine passò 18 anni in carcere e morì nell'oblio, in disgrazia e malata. Come lei molti suoi famigliari fecero una brutta fine. ''Hoxha non esitò a farne fuori 19, facendoli condannare per crimini politici''. Alla memoria di questa donna coraggiosa, Arieta ha scelto di dedicare un museo, all'interno dell'antica casa di famiglia ad Argirocastro. Il Museo Kokalari avrebbe dovuto aprire un paio di mesi fa, ma causa di un incendio l'intero edificio è andato in fumo. Fortunatamente, ''molti documenti sono salvi''. Mantenere vivo il ricordo di Musine e di quanti vennero perseguitati dal regime non è però cosa facile.

Nell'Albania contemporanea c'è una parte della società rimasta ancorata a quel passato. ''Non tutti sanno o si rendono conto di quanto accadde in quegli anni. E sono in molti a non credere che tutto ciò sia successo veramente''. (ANSAmed).

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