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Egitto, 2600 vittime in scontri da luglio 2013

Secondo il rapporto del Consiglio Nazionale Diritti Umani

Scontri al Cairo (archivio)

Redazione Ansa

Nel periodo dal 3 luglio 2013 - giorno della deposizione e dell'arresto da parte dei militari dell'allora presidente egiziano Mohamed Morsi - al 31 dicembre 2014 in Egitto si sono avute 2.600 vittime di scontri: 1.250 tra i sostenitori dei Fratelli Musulmani, 700 tra forze armate e polizia, 550 tra i civili. E' quanto si afferma in un rapporto del Consiglio Nazionale per i diritti umani illustrato in una conferenza stampa al Cairo dal presidente dell'organismo, Mohamed Faek.
Nel rapporto si afferma che i sit in attuati il 14 agosto 2013 da sostenitori dei Fratelli Musulmani che si opponevano alla deposizione di Morsi nelle piazze di Rabaa el Adaweya (nel quartiere di Medinet Nasr) e di Nahda, vicino all'università del Cairo, così come gli interventi per disperdere i manifestanti, causarono molte violazioni dei dritti umani, secondo il presidente Faek.
Il documento registra poi casi di decessi in luoghi di detenzione (prigioni, caserme, stazioni di polizia) senza precisarne le cause, se cioè siano state provocate da torture o da altre ragioni. Il ministero dell'interno ne ha annunciati 36,
mentre organizzazioni umanitarie indipendenti fanno salire le cifre tra 80 e 98. Il Consiglio Nazionale per i diritti umani (Nchr) raccomanda poi la modifica delle leggi sulle Organizzazione non Governative e sui diritti a tenere manifestazioni di protesta pacifiche.
Infine nel rapporto si fa riferimento alla riduzione dei sussidi per l'energia, che avrebbe avuto conseguenze negative per i cittadini.
Negli ultimi mesi la stampa egiziana si è più volte occupata delle condizioni di detenzione nelle carceri e di maltrattamenti subiti da persone fermate dalla polizia, ma anche dei processi in cui sono stati condannati poliziotti che avevano commesso abusi.

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