(ANSAmed) - TUNISI, 28 GEN - La pagina dell'indipendenza
tunisina, gloriosa per il Paese nordafricano, è invece amara per
la comunità italiana che decise di rimanere in Tunisia dopo il
1956. La decolonizzazione, che ebbe l'effetto immediato di
cacciare i francesi, colpì duramente anche la numerosa comunità
italiana che allora contava più di 60 mila persone, in gran
parte emigrate all'inizio del secolo in Tunisia a cercar
fortuna. Italiani che vissero sempre una condizione particolare,
quella di essere cittadini italiani in una colonia francese
prima e poi quella di stranieri in uno stato ormai indipendente.
All'epoca, infatti, un provvedimento del governo impose alle
aziende di assumere soltanto apprendisti tunisini e le licenze
di commercio agli stranieri furono revocate. I più scapparono in
Francia ed Italia, ma qualcuno decise di restare e tentare la
sorte. Perché, nonostante la cittadinanza italiana, erano figli
della Tunisia e in quella terra avevano riversato il loro
sudore. Oggi, di italiani sfuggiti alla decolonizzazione, ne
sono rimasti una cinquantina circa, e vivono spesso in
condizioni di estrema difficoltà. La pensione sociale che
spetterebbe agli indigenti non viene percepita da chi risiede
all'estero, dal 2004 inoltre, a causa delle ristrettezze del
bilancio statale, il contributo erogato è ulteriormente
diminuito negli ultimi anni. Di essi si occupano ora le
istituzioni italiane, in primis l'Ambasciata Italiana di
Tunisi,le associazioni come la SIA (Societa italiana di
Assistenza) e alcune associazioni di volontariato oltre che la
prelatura locale e la Caritas. L'ufficio Assistenza
dell'Ambasciata italiana eroga un sussidio in forma di denaro
agli indigenti e in casi di eccezionale gravità interviene anche
con contributi straordinari, spiega ad ANSAmed un funzionario
dell'Ambasciata, inoltre in tutti i casi che lo richiedono, dopo
accurata verifica dello stato di indigenza, prende a carico
eventuali ricoveri ospedalieri e paga le rette della casa di
riposo. La SIA, dal lontano 1916, continua a svolgere la
preziosa funzione di aiuto e sostegno ai connazionali che ne
fanno richiesta ed eroga aiuti come la distribuzione di generi
alimentari,di vestiario, sussidi in denaro, refettorio,
l'assistenza sanitaria e legale. La presidente Anna Querci
sottolinea che tra i fruitori dell'assistenza si vanno
configurando nuove categorie, come ad esempio, i figli delle
coppie miste in difficoltà, e spiega che tutte le attività
vengono in parte finanziate da sovvenzioni governative, dalle
contribuzioni di sponsors, dalla tavola Valdese che ci sostiene
nell'ambito del progetto di assistenza sanitaria, ma anche dalle
sottoscrizioni dei soci, dal ricavato dell'organizzazione di
cene, buffet e feste. La Querci mette in rilievo inoltre che la
società si è trovata negli ultimi anni, a causa dell'incombere
della crisi economica, in difficoltà a rispondere a tutte le
richieste e rileva come sfortunatamente dal 2012 non compaiono
più nell'elenco donatori alcune aziende di tutto rispetto come
ENI-Tunisia, i cui contributi sarebbero fondamentali per
riuscire ad assicurare un più efficace intervento agli italiani
bisognosi. A sottolineare l'estrema difficoltà vissuta da alcuni
italiani indigenti, la conferma da parte dell'Ambasciata
italiana che in alcuni casi, si è vista costretta a rigettare
alcune domande di assistenza proprio a causa della mancanza di
fondi. Sempre la Querci spiega ad ANSamed che la Sia fa fronte a
tutte le domande che le vengono proposte, ma se alcuni italiani
non ricorrono ai canali istituzionali di assistenza non si è
tecnicamente in grado rispondere alle loro istanze. A
migliorare questa situazione paradossale potrà forse rimediare
l'istituzione del nuovo Comites, (Comitato italiani residenti
estero), la cui elezione è prevista per il 17 aprile prossimo,
che in quanto organo rappresentativo degli interessi di tutti
gli italiani residenti nella circoscrizione consolare,
potrebbe/dovrebbe farsi portatore anche delle istanze di questi
italiani di fronte alle istituzioni competenti. Tutti qui se lo
auspicano anche perché il Comites manca a Tunisi da ormai circa
15 anni. (ANSAmed)
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Tunisia:ancora amara per alcuni italiani la decolonizzazione
In indigenza e assistiti da istituzioni e associazioni