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Arabia Saudita: blogger frustato, la comunità si mobilita

Rinvio nuova fustigazione. Studiosi Usa,ci offriamo al suo posto

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 22 GEN - Accompagnate dal coro unanime "siamo tutti Raif", e dal sostegno di intellettuali e associazioni umanitarie, proseguono in tutto il mondo le manifestazioni di solidarietà nei confronti del blogger Raif Badawi, condannato a mille frustate, da subire in varie sedute, con l'accusa di aver offeso l'Islam. Negli Stati Uniti, un gruppo di sette intellettuali si è perfino offerto di ricevere cento delle mille frustate destinate a Raif. Ed anche 18 premi Nobel, tra i quali lo scrittore JM Coetzee, hanno invitato tutti gli studiosi dell'Arabia Saudita a condannare, in modo unanime, la pena inflitta al giovane. Un tribunale dell'Arabia Saudita (paese che persegue duramente il dissenso politico applicando una rigida versione della legge islamica) ha anche condannato lo scrittore 31enne a scontare dieci anni di carcere, apostrofando come offensivi i testi pubblicati dal blogger sul sito "Liberali dell'Arabia Saudita".

La buona notizia diffusa ieri da Amnesty International sul rinvio della nuova fustigazione, prevista per oggi, non ha tuttavia sminuito l'apprensione della comunità internazionale, nei confronti di Badawi. "Badawi soffre di pressione alta e ulteriori frustate potrebbero persino causarne la morte". Con questa motivazione la commissione saudita composta da otto medici, dopo avere effettuato una serie di test sul blogger all'ospedale King Fahd di Gedda, ha consigliato di sospendere la seconda fustigazione pubblica prevista per oggi dopo le cinquanta frustate già ricevute il 12 gennaio scorso. Diversi sit-in promossi da Amnesty International si sono tenuti ieri in varie capitali di fronte alle Ambasciate dell'Arabia Saudita. Da Roma a Milano, da Montreal a Berlino fino a Londra e Rabat i sostenitori dei diritti umani e della libertà di espressione hanno chiesto a gran voce l'annullamento definitivo del "doloroso supplizio" inflitto al blogger. Alla manifestazione di Montreal ha partecipato anche Ensaf Haidar, moglie di Raif, che si è detta "sollevata" per il rinvio della nuova sofferenza per il marito. "Raif mi ha detto - ha confidato la donna - di provare molto dolore mentre veniva frustato, ma ha deciso di sopportare in silenzio, senza reagire alla punizione". "Chiediamo l'annullamento di questo barbaro castigo inferto a Raif, a difesa della libertà d'espressione e della dignità umana" è l'appello lanciato da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. La comunità internazionale resta intanto con il fiato sospeso in attesa di conoscere gli esiti della vicenda di Raif che è stata sottoposta alla Corte Suprema.

(ANSAmed).

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