(di Elisa Pinna)
(ANSAmed) - GERUSALEMME, 20 NOV - Ramoscelli di ulivo in
mano. Berretti e pettorine gialle da marciatori. Si parte,
invocando la pace. Centocinquanta-duecento pellegrini italiani
hanno attraversato oggi i quartieri musulmano, ebraico,
cristiano della vecchia Gerusalemme, sfidando il clima di paura
e di violenza in cui sembra essere sprofondata la Città Santa
nelle ultime settimane.
L'iniziativa, lanciata dall'Opera romana pellegrinaggi (Orp)
insieme alla diocesi di Roma, ha voluto dare un segnale a tutti
i cristiani perché tornino in Terra Santa.
La presenza dei pellegrini è uno stimolo alla riconciliazione
e al negoziato, oltre che un forte aiuto economico alle comunità
locali, in particolare quella palestinese, ha spiegato
l'amministratore delegato e vicepresidente dell'Orp, mons.
Liberio Andreatta. "La Terra Santa - ha osservato - è come un
tavolo che si regge su tre gambe: gli israeliani, i palestinesi,
i pellegrini, Se questi ultimi latitano, tutto crolla".
Le tensioni di questi giorni hanno però costretto gli
organizzatori a ridimensionare i loro progetti. Inizialmente la
marcia della pace si sarebbe dovuta svolgere da Betlemme a
Gerusalemme, superando il posto di blocco che separa le due
città. Avrebbero dovuto prendervi parte palestinesi dei
territori e israeliani. Si è invece trasformata in una più
tradizionale Via Crucis tra i vicoli della città vecchia, sotto
lo sguardo vigile di soldati israeliani armati di mitra.
Nonostante ciò, le preghiere di pace dei pellegrini si sono
fatte sentire tra vicoli, archi, pietre contesi da secoli tra le
diverse fedi. "Se non si trova una soluzione al problema di
Gerusalemme non vi potrà mai essere pace in tutto il Medio
Oriente", ha spiegato padre Ibrahim Faltas, francescano
palestinese attuale responsabile della Custodia di Terra Santa
per lo statu quo dei luoghi sacri. In particolare la battaglia
per il controllo della spianata delle Moschee, il terzo luogo
sacro musulmano, rivendicato anche da gruppi di estremisti
ebraici per le loro preghiere, rischia di diventare feroce e di
sfuggire ad ogni controllo. La Via crucis, cominciata in pieno
quartiere musulmano, si è conclusa al Santo Sepolcro.
"Avete pregato per la pace in un momento in cui nessuno vede
una pace all'orizzonte per Gerusalemme", ha detto mons. Shomali,
ausiliare del Patriarcato latino ai partecipanti.
Sotto un sole ancora caldo, la città vecchia ha oggi mostrato
il suo volto più accogliente, con i negozi aperti, diverse
comitive di turisti, i commercianti pronti come sempre a
trattare sul prezzo di spezie, stoffe, oggetti religiosi e il
via vai, senza tempo, di rabbini, sceicchi, pope dalle lunghe
barbe, monaci dalla pelle scura, armeni incappucciati.
Domani è però il giorno della preghiera dei musulmani e la
città si prepara a una giornata di tensione. Già al tramonto,
come ogni sera da diversi mesi, si odono scoppi e colpi di
granate dai quartieri arabi orientali, dove giovani palestinesi
lanciano petardi verso la polizia per protestare contro nuovi
insediamenti ebraici e contro le crescenti pressioni ebraiche di
impossessarsi di parte della spianata delle moschee, il luogo da
cui - dice la tradizione islamica - Maometto ascese in cielo.
(ANSAmed).
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Marcia per pace a Gerusalemme, pellegrini in luoghi contesi
Francescani, 'clima orribile, serve azione internazionale'