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Isis: appello di Rania di Giordania, 'l'Islam si ribelli'

Media combattano propaganda. Agire su istruzione e occupazione

La regina Rania di Giordania in un' immagine d'archivio.

Redazione Ansa

(di Alberto Zanconato) (ANSAmed) - BEIRUT - Tutto il mondo arabo, e in particolare gli operatori dell'informazione, devono combattere contro la propaganda dell'Isis, che offre un'immagine "ripugnante" del Medio Oriente e dell'Islam. E' l'appello lanciato dalla regina Rania di Giordania, insieme all'avvertimento che per sconfiggere l'estremismo sarà necessaria un'azione a lungo termine per lo sviluppo economico della regione e la diffusione dell'istruzione, tra le ragazze come tra i ragazzi.

"Una minoranza di estremisti senza fede utilizza i social media per riscrivere la nostra storia, dirottare la nostra identità e modificare la nostra immagine", ha affermato Rania aprendo un summit annuale dei media ad Abu Dhabi, secondo il testo pubblicato dal suo sito. Ma anche "la maggioranza moderata è ugualmente da condannare" se rimarrà in silenzio davanti alle violenze e ai soprusi dei jihadisti.

Rania, di origine palestinese, è assurta da anni ad icona di un Islam moderato che crede nel progresso pacifico, nella cooperazione con l'Occidente e nel ruolo delle donne a pieno diritto nello sviluppo della regione mediorientale. La sua ultima iniziativa, da lei stessa ricordata durante il discorso di Abu Dhabi, è stato il lancio, nel maggio di quest'anno, di Edraak, un programma online realizzato tra l'altro in collaborazione con le università americane di Harvard e Massachussets Institute of Technology e destinato, ha sottolineato, ad offrire "corsi a livello universitario liberi e flessibili a migliaia di giovani".

La regina ha ribadito l'importanza della coalizione militare internazionale a guida Usa che combatte l'Isis, di cui il suo Paese fa parte. Ma per sconfiggere gli estremisti, ha continuato la regina giordana, è necessario capire "da dove sono comparsi così tanti radicali brutali e i loro seguaci". Essi, ha spiegato, sono comparsi "da scuole in cui non sono mai stati stimolati a pensare con la loro testa", da "società in cui un quarto dei loro coetanei sono disoccupati", dove "non c'è una sicurezza sociale adeguata a garantire una vita dignitosa" e dove "le opportunità di cambiamento sono poche".

"Stime recenti - ha affermato - indicano che dovremo creare oltre cento milioni di posti di lavoro entro il 2020 per assorbire i nuovi entrati sul mercato occupazionale".(ANSAmed).

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