(di Laurence Figà-Talamanca)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 20 NOV - Soheir al Bataa aveva 13 anni,
quando e' morta, nel giugno 2013, dopo un intervento di
mutilazione genitale femminile in un centro medico non
autorizzato di Agga, nel Delta del Nilo. Ma nonostante la
pratica sia vietata in Egitto, oggi suo padre e il medico che la
"operò" sono stati assolti da un tribunale di primo grado, nel
primo processo di questo tipo da quando la messa al bando è
entrata in vigore nel 2008.
Padre e medico, spiegano fonti giudiziarie, erano accusati di
aver ucciso la ragazzina, il secondo anche di aver commesso un
errore tecnico per aver somministrato alla ragazzina la
penicillina, cui era allergica, senza i dovuti test. Il dottore
è stato assolto anche dall'accusa di gestire il centro medico
non autorizzato. Le motivazioni della sentenza non sono state
rese note, ma - riferisce Al Ahram online - la corte avrebbe
considerato il caso chiuso dopo una "riconciliazione" e avrebbe
condannato il medico a pagare 5.000 sterline egiziane (poco più
di 550 euro) alla mamma di Soheir che lo aveva denunciato.
L'assoluzione è una delusione per gli attivisti dei diritti
delle donne, in un Paese dove, secondo dati Unicef, il 91% delle
bambine e delle donne egiziane tra i 15 e i 49 anni, sia
musulmane che cristiane, hanno subito la mutilazione genitale.
"E' una brutta notizia, ma il processo è comunque servito a
stabilire il principio che si tratta di un reato, di un crimine
contro le donne, e non di una 'tradizione religiosa' come
sostenuto troppo a lungo", ha commentato parlando con l'ANSA
Moushira Khattab, ex ministro della Famiglia e promotrice nel
2008 della legge contro le mutilazioni femminili. Per l'ex
ministro Emma Bonino, da sempre in prima linea nella battaglia
contro le mutilazioni genitali femminili, "la mancata
applicazione di quella legge non consente di avere molta fiducia
in queste istituzioni, e la sentenza "non aiuta certo a
sradicare il fenomeno delle mutilazioni genitali". (ANSAmed).
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Egitto:morta per mutilazione genitale,assolti padre e medico
Primo processo dopo divieto, ma pratica resta piaga nel Paese