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Libia:molte vittime tra rifugiati,serve corridoio umanitario

A lanciare appello Habesha

Camoin di profughi tra il confine sudanese e la Libia

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA - A pagare uno dei prezzi più alti dell'escalation di guerra in Libia sono di nuovo i rifugiati tra cui molti eritrei, etiopi, sudanesi e somali. Lo rende noto padre Mussie Zerai, presidente dell'Habeshia Agency Cooperation for Development, il quale chiede un corridoio umanitario per portare in salvo, in un 'Paese terzo', le migliaia di profughi di altre nazioni africane rimasti intrappolati in territorio libico, dove erano arrivati per cercare protezione. Solo domenica, rivela il sacerdote, sono morti 30 rifugiati, tra cui 8 eritrei, 5 etiopi, somali, sudanesi e egiziani. Le milizie libiche usano i profughi come muli per portare i carichi di munizioni, mettendo a repentaglio la vita di persone in un conflitto che non hanno scelto e che non li riguarda. I profughi in Libia sono totalmente abbondanati, e vengono sfruttati senza pietà dagli uomini armati dei vari clan che "abusano di loro, li derubano, li stuprano, li rapiscono per ricattarne le famiglie o gli amici". Tutti i paesi occidentali hanno abbandonato la Libia e ritirato i loro staff diplomatici, osserva Zerai. Le migliaia di profughi sono invece lasciati a se stessi, anche perchè pure le organizzazioni umanitarie stanno abbandonando il Paese. Serve dunque, ad avviso dell'organizzazione Habesha, un piano internazionale per i rifugiati intrappolati in un confitto particolarmente sanguinoso, che miete vittime proprio tra quelli che hanno più bisogno di protezione. La proposta è quella di un corridoio umanitario per consentire ai rifugiati di lasciare la Libia e trovare asilo in un paese terzo. (ANSAmed).

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