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Grande Guerra: la nave che aprì conflitto è relitto dimenticato

La "Bodrog" è arenata sul Danubio alla periferia di Belgrado

Redazione Ansa

(di Stefano Giantin) (ANSAmed) - BELGRADO, 25 LUG - Il relitto rugginoso sta immobile, solitario, sul grandioso fiume verde, sul Danubio che lì scorre dritto come un'autostrada, oltre l'estrema periferia di Belgrado. A vedere quello scafo dal tempo e dall'incuria, è difficile immaginare che si tratta del Bodrog, la nave da cui vennero sparati i primi colpi della Grande Guerra, il 28 luglio 1914.

L'àncora originale è visibile a prua, ma mancano i due potenti motori da 700 cavalli, l'albero, le mitragliatrici, il mortaio.

Tutto o quasi è perduto, chissà da quando. Anche le bocche da fuoco che un secolo fa si protendevano dalle torrette cilindriche poste sopra la chiglia, due cannoni da 120. Cent'anni dopo la cannoniera è ancora lì, vicino al luogo del delitto, dove si consumò il prologo della mattanza. ''Con tutte le armi al loro posto doveva veramente far paura'', ammette accanto al relitto il guardiano della vicina cava di sabbia, Ibro, baffoni biondi e capelli a spazzola. Sale anche lui sul ponte, non si scompone quando gli si mostrano le immagini in bianco e nero di un secolo fa. Foto che ritraggono marinai di Vienna, di Budapest, forse di Trieste, tutti in posa su quella stessa tolda, oggi un ordinario barcone che da anni funge da pontone per caricare rena sulle chiatte che fanno la spola sul Danubio. La nave che ebbe il triste onore di iniziare le operazioni militari della Grande Guerra, ben prima che le armi cantassero in Belgio, in Francia, nella Prussia orientale. Bodrog, un nome che doveva essere tristemente noto ai belgradesi di cent'anni fa, che si ripararono dai suoi colpi tirati ''un'ora avanti la mezzanotte'' del 28 luglio di un secolo fa. Bombe contro Belgrado, contro la Serbia, nazione da punire per aver respinto i termini dell'ultimatum di Vienna, rea di aver allevato e protetto l'attentatore di Sarajevo, Gavrilo Princip. La nave fu di nuovo usata anche durante la seconda guerra mondiale, dove agì con il nuovo nome di ''Sava''. Nel 1941, quando fu Hitler a voler castigare Belgrado, la città più volte bombardata in Europa, fu riallestita come nave antiaerea e di nuovo fatta colare a picco perché non cadesse nelle mani degli invasori nazisti. Poi riemerse la seconda volta, prima di essere nuovamente affondata dopo essere servita agli "ustascia".

Infine, resuscitata per la terza volta, qualche anno di servizio nella marina fluviale della Jugoslavia di Tito. Poi la cessione a privati, decenni di trascuratezza. I finanziamenti per restaurarla non sono arrivati, neppure nell'anno del centenario.

(ANSAmed).

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