(di Nadira Sehovic)
(ANSAmed) - SARAJEVO, 27 GIU - Le divisioni etniche nei
Balcani appannano le celebrazioni per i 100 anni dall'inizio
della Grande Guerra. Le differenti interpretazioni e valutazioni
degli eventi della Prima e Seconda Guerra Mondiale, così come
del conflitto più recente (1992-95), mettono in rilievo ancora
una volta le profonde divisioni etniche e politiche in Bosnia:
contemporaneamente alle commemorazioni ufficiali a Sarajevo, si
svolgerà domani una contro-manifestazione organizzata dai serbi
di Bosnia e di Serbia a Visegrad, al confine serbo.
Visioni differenti a partire dalla figura dell'attentatore
serbo Gavrilo Princip, l'uomo che a Sarajevo uccise in un
attentato l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, e dei suoi
compagni della Giovane Bosnia: per croati e musulmani erano
terroristi; per i serbi, invece, combattenti per la libertà.
Una controversia che forse ha scoraggiato le più alte
autorità europee dal venire domani a Sarajevo, dove ci saranno
il presidente austriaco, Heinz Fischer, ma ministri e
sottosegretari per Croazia, Macedonia e Montenegro (per l'Italia
ci sarà Franco Marini). Mancheranno i serbi: il presidente,
Tomislav Nikolic, due settimane fa ha detto che non si sarebbe
recato a Sarajevo a causa di quelli che ha definito i toni
"negativi" con i quali gli organizzatori intendono presentare il
suo Paese.
"Non posso andare in un posto - ha detto - dove il mio popolo
viene messo sott'accusa", riferendosi a una targa apposta sul
Municipio austro-ungarico di Sarajevo, ora ricostruito, su cui
si legge: "In questo posto criminali serbi hanno ucciso delle
persone". Municipio che ospitava la Biblioteca nazionale,
bruciata dagli assedianti serbi all'inizio della Guerra in
Bosnia e che domani sera ospiterà un concerto della Filarmonica
di Vienna.
A Nikolic ha risposto l'esponente musulmano della presidenza
tripartita bosniaca, Bakir Izetbegovic: "Non abbiamo intenzione
di accusare il popolo con il quale viviamo in Bosnia e nei
Balcani e lanceremo solo messaggi di pace". L'ambasciatore
francese, Roland Gilles, ricordando l'amicizia franco-tedesca,
ha detto che le scritte si richiamano ai fatti e che la strada
giusta è quella del "coraggio di ammettere le azioni del
passato".
Ma tutto ciò non è servito a far cambiare posizione alla
dirigenza serba. Dopo aver inaugurato alcuni giorni fa a Banja
Luka, capoluogo della Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza
serba di Bosnia), un monumento all'ultimo zar di Russia, Nicola
II Romanov, oggi il presidente della Rs, Milorad Dodik, ha
svelato nella Sarajevo orientale, il quartiere della capitale
che fa parte della Rs, un monumento a Gavrilo Princip, il
giovane nazionalista serbo che 100 anni fa uccise l'erede al
trono austriaco Francesco Ferdinando e la moglie Sofia,
scintilla che scatenò di lì a poco la Prima Guerra Mondiale.
E domani a Visegrad, nella Rs sul confine con la Serbia,
verrà inaugurata Andricgrad, un complesso in pietra realizzato
dal regista Emir Kusturica, e dedicato allo scrittore premio
Nobel Ivo Andric. Una manifestazione, ha detto Dodik, che
rappresenta un argine forte di fronte ai tentativi revisionisti
di attribuire la responsabilità per lo scoppio della Grande
Guerra ai serbi e alla Serbia, che da quel conflitto è uscita
vincitrice. (ANSAmed.
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Divisioni etniche appannano anniversario Grande Guerra
Serbi disertano Sarajevo, onorano invece attentatore Princip