(ANSAmed) - TUNISI, 24 NOV - Manca un mese alle elezioni
locali del 24 dicembre prossimo ma l'interesse dei tunisini per
questo appuntamento è scarso e già sono partiti gli appelli al
boicottaggio delle urne. Il primo a farlo è stato il Fronte di
Salvezza Nazionale, principale coalizione di opposizione, altri
seguiranno. I partiti scartati dalla vita politica dopo il colpo
di forza di Kais Saied del 25 luglio 2021, che contestano il
processo di democrazia dalla base avviato dal presidente, hanno
intenzione di bissare l'esperienza delle parlamentari del
dicembre 2022, ovvero, boicottare il voto.
Un boicottaggio massiccio che spiega solo in parte il
bassissimo tasso di partecipazione dell'11,4% di quella tornata,
segnale soprattutto di profonda disaffezione alla politica dei
tunisini. Il 24 dicembre i cittadini sono chiamati ad eleggere i
consigli locali, che sono la base di quello che poi sarà il
Consiglio nazionale delle Regioni e dei Distretti, ovvero la
seconda camera del Paese. La Tunisia comprende 24 governatorati
che sono divisi a loro volta in 279 delegazioni. Queste
delegazioni a loro volta sono divise in 2085 imadas, termine
tradizionalmente tradotto con "settore", ora distretto.
Per eleggere i membri del Consiglio nazionale delle Regioni
e dei Distretti (5) il processo comincerà a livello locale il 24
dicembre con una prima elezione che permetterà a ogni imada di
eleggere i propri rappresentanti in un consiglio locale
stabilito a livello di ciascuna delegazione. In seguito,
l'insieme dei consigli locali eleggerà dei consigli regionali
che saranno rappresentativi di ogni governatorato. Alla fine lo
scrutinio nazionale permetterà di eleggere i membri del
Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, con 77
membri, di cui 5 dai distretti. Si tratta di un processo dal
basso, per ottenere una rappresentatività ottimale e assicurare
una perfetta interconnessione con il territorio. Ciò ha
comportato anche una nuova suddivisione amministrativa in 5
distretti. Questa ricerca di capillarità è la grande novità
ricercata dal governo che cerca cosi di iniettare i bisogni
locali nel dibattito parlamentare. Se infatti la prima camera ha
una funzione legislativa, la seconda delibera sui progetti di
sviluppo e i progetti locali.
A suo modo questo tipo di impianto ambisce a realizzare uno
degli obiettivi sociali della rivoluzione tunisina. In effetti
molte regioni restarono marginalizzate nel vecchio regime e la
sfida odierna è di riavvicinare le periferie al centro. Molto
complesso nel suo insieme, e nel suo funzionamento, questo
dispositivo, con una votazione in due turni, si basa su un
sistema di deleghe, di presidenze a turno, ma anche sulla
possibilità di ritiro dei mandati. E ovviamente sull'impegno dei
candidati a presentare programmi sulla base dei quali potranno
essere eletti e che dovranno concretizzare. Gli intenti del
legislatore sono nobili ma la realtà è molto più problematica,
perché la comunicazione non è chiara, non esiste al momento un
dibattito politico o in società a proposito delle questioni e
dei modi che cambieranno il modo di governance locale. L'assenza
di scambi, di contatti, di informazione, di approccio di
prossimità con le elite, l'opinione pubblica e gli elettori,
rischia ancora una volta di compromettere un importante
appuntamento elettorale. Importante perché è la prima tappa di
installazione della seconda camera legislativa, pilastro del
nuovo progetto politico che con la Camera dei deputati avrà come
come compito l'esame di tutte le leggi legate al budget di stato
e allo sviluppo economico e sociale delle regioni. Altri fattori
potranno altresi compromettere le elezioni di dicembre.
(ANSAmed).
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Tunisia: scarso interesse ad un mese dalle elezioni locali
Si vota per il Consiglio Nazionale delle Regioni e dei Distretti