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Tunisia, l'esodo non si ferma, tra crisi e xenofobia

Sfax nodo cruciale. E il Niger potrebbe aggravare l'emergenza

Tunisia, l'esodo non si ferma, tra crisi e xenofobia

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 10 AGO - (di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA, 9 AGO - La cronaca parla ogni giorno di partenze e di operazioni della Guardia costiera tunisina, che ferma barche e gommoni che viaggiano verso le coste italiane. E molto spesso registra, sulla rotta che divide la seconda città tunisina di Sfax e l'ultimo lembo sud d'Europa, Lampedusa, tragedie come quella di ieri dei 41 inghiottiti dal Mediterraneo. La Tunisia, tra crisi economica, tensioni politiche e sociali e una recente fiammata di xenofobia sta conoscendo un esodo inarrestabile di migranti subsahariani (ma anche di non pochi tunisini) che sperano di sfuggire a guerre e povertà. Alcuni di loro, dopo disordini e tensioni a Sfax, sono stati trasferiti dalla polizia nel rovente incubo della terra di nessuno al confine con la Libia e l'Algeria - dove l'Onu e molte ong denunciano una situazione drammatica che riguarda circa 2.000 persone - altri trovano il modo e un'imbarcazione di fortuna per tentare la traversata. Che spesso finisce accanto alle isole Kerkennah, a bordo di unità della Guardia costiera, o in un naufragio con tante vittime senza nome.

Sfax dista circa 130 km da Lampedusa e dall'inizio del 2023 è stato il principale punto di partenza per migliaia di migranti che puntano all'Europa. Dall'inizio dell'anno, le partenze verso l'isola italiana sono aumentate del 300% , secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Dal primo gennaio al 20 luglio, 901 corpi di migranti sono stati recuperati al largo delle coste della Tunisia, la maggior parte dei quali dall'Africa sub-sahariana, secondo un rapporto ufficiale tunisino. Il Mediterraneo centrale è la rotta migratoria più pericolosa al mondo con oltre 20.000 morti dal 2014, secondo l'Oim. La partenza dei migranti dall'Africa sub-sahariana ha subito un'accelerazione dopo il discorso del 21 febbraio del presidente tunisino Kais Saied che denunciava l'arrivo di "orde di clandestini" che, secondo lui, avevano "cambiato la composizione demografica" del suo Paese. Dopo la morte, il 3 luglio, di un tunisino in una rissa tra migranti e locali, centinaia di africani subsahariani sono stati cacciati da Sfax. E molti hanno deciso di prendere la via del mare. In questo scenario già drammatico, il golpe in Niger rischia ora di peggiorare ulteriormente la crisi: il Paese era considerato dagli europei la chiave per arrestare i flussi prima che giungessero alle coste mediterranee; da cui la forte presenza di tecnici e militari di diversi Paesi Ue. L'inevitabile instabilità che il colpo di stato avvenuto a Niamey ha generato può ora trasformarlo in una nuova terra da cui molti desiderano fuggire, passando magari proprio per la Tunisia.(ANSAmed).

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