(ANSAmed) - TUNISI, 23 GIU - Hanno suscitato un vivace
dibattito in Tunisia le recenti dichiarazioni del presidente
Kais Saied che, parlando ai media all'aeroporto di
Tunisi-Cartagine in occasione della partenza di un primo gruppo
di pellegrini per La Mecca (Hajii), ha spiegato che "lo Stato,
per sua natura, non può avere una religione", e che "la prossima
Costituzione della Tunisia non menzionerà dunque uno Stato con
l'Islam come religione, ma l'appartenenza a una umma (comunità)
che ha l'Islam come religione". "La umma e lo stato sono due
cose diverse", ha detto Saied, aggiungendo che "lo Stato deve
operare per il raggiungimento degli obiettivi dell'Islam e della
'Sharia"'.
Una dichiarazione che ha sorpreso molti che avevano visto
invece in quella di qualche tempo prima di Sadok Belaid,
presidente della Commissione incaricata di redigere la bozza
della nuova Costituzione che sarà sottoposta a referendum il 25
luglio, una sorta di svolta storica, ovvero quella
dell'abolizione di ogni riferimento all'Islam nella Carta.
Belaid aveva infatti detto il 6 giugno scorso all'Afp che
avrebbe consegnato al presidente una bozza di Costituzione
epurata da qualsiasi riferimento all'Islam e ciò al fine di
combattere i partiti di ispirazione islamica come Ennahdha. Gli
eventuali riferimenti all'Islam e all'identità tunisina, secondo
Belaid, scomparirebbero dall'art. 1 per rientrare nel preambolo
della Carta.
Ovviamente non si è fatta attendere la risposta di Ennhadha che
in una nota del suo ufficio esecutivo "ha subito messo in
guardia contro ogni tentativo di minare i principi fondamentali
del popolo, la sua identità araba e musulmana, o il carattere
civile dello Stato". L'oggetto della discussione è l'articolo 1
della Costituzione del 2014, del resto uguale a quello della
Carta del 1959, nel quale si legge che la Tunisia "è uno Stato
libero, indipendente e sovrano, l'Islam è la sua religione,
l'arabo la sua lingua".
"A prescindere dal fatto che ancora non si conosce il
contenuto dell'art. 1 della nuova Costituzione di Saied, la
valenza delle dichiarazioni di Belaid è altamente simbolica e
politica", spiega ad ANSA Fabio Merone, esperto di Islam
politico, ricercatore presso il "Centre Interdisciplinaire de
Recherche sur l'Afrique et le Moyen Orient" dell'Università di
Laval, in Quebec (Canada). "Mentre strizza l'occhio ai
modernisti del paese - prosegue Merone -, il presidente della
Commissione incaricata di scrivere la nuova Costituzione, si
scaglia contro tutto il processo democratico del post-2011, che
culminò con il compromesso costituzionale del 2014, che aveva
visto nel partito islamico Ennahdha un attore politico
fondamentale". "L'articolo in questione, oggetto anche allora di
aspre discussioni, costituisce il simbolo del compromesso tra
islamisti e modernisti -all'epoca rappresentati dal partito
Nidaa Tunes - senza di cui nessun patto democratico sarebbe
possibile". "L' imposizione di un modernismo dall'alto è stata
l'illusione coltivata da una certa élite del paese fin
dall'indipendenza - sottolinea Merone - ma l'anti-Islamismo è
fortemente radicato in tutto il mondo arabo in quella corrente
ideologica detta del nazionalismo arabo". "Bisogna fare qui una
differenza tra islamismo e appartenenza religiosa della comunità
politica. Essere anti-Islamisti non vuol dire essere laici, come
spesso semplificato nei media occidentali. Il nazionalismo
arabo è infatti una corrente ideologica che mette l'identità
araba e musulmana al centro del suo progetto di costruzione
della nazione. Sotto questa prospettiva va dunque letta la
dichiarazione di Saied che, come prima di lui Bourguiba, ha
dovuto spiegare che "è il compito dello stato realizzare gli
obiettivi (maqasid) della sharia". E che "lo stato è un
apparato che è al servizio della religione, ma non ne è il
detentore". La umma, la comunità religiosa e civile, ne è la
portatrice ed è al suo servizio (anche religioso) che lo stato
si pone". "Il concetto di maqasid fa riferimento ad una scuola
riformatrice di fiqh (giurisprudenza islamica) che permette
un'interpretazione della sharia liberale e a cui il partito
Ennahdha stesso aderisce". "Il partito ex-islamista al-Nahda -
contro cui si scaglia oggi Kais Saied - aveva in effetti
sostenuto il presidente durante la campagna elettorale del 2019,
proprio perché il suo discorso era arabista e faceva volentieri
riferimento all'islam come identità della nazione". "Saied si
presenta come un nazionalista arabo modernista ma ancorato
nell'identità musulmana del popolo. Come prima di lui Jamal
Abdel Nasser e Habib Bourguiba", conclude Merone che sviluppa
queste genere di tematiche anche sul proprio canale youtube
https://www.youtube.com/channel/UC25YUjAoN5QRlIfQvlclB8Q
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Tunisia:esperto,'Saied ancorato a identità musulmana popolo'
Merone, "prima di lui anche Nasser e Bourguiba"