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Analista, Egitto e Turchia spettatori interessati in Sudan

Dentice (Cesi), molto in gioco per loro nel golpe di Khartoum

Redazione Ansa

(ANSAmed) - IL CAIRO, 28 OTT - Il colpo di Stato in Sudan - oltre che "espressione diretta delle pressioni interne esercitate dai militari per indirizzare la transizione su un modello più 'classico' e da loro facilmente gestibile, ossia un'autocrazia militare" - è anche "una manifestazione indiretta degli interessi di attori regionali prossimi" come Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (Eau), Qatar e Turchia. Lo ha segnalato Giuseppe Dentice, responsabile del Desk Medio Oriente e Nord Africa del think tank Centro Studi Internazionali (Cesi).

"Israele è fattivamente molto più defilato, pur mantenendo sempre una grande attenzione a quanto accade nel suo vicinato strategico esteso", ha detto l'analista all'l'Ansa.

"Ognuno di questi attori ha fin troppo da perdere o da guadagnare da un rafforzamento del regime o quanto meno da un indirizzamento delle scelte del Consiglio Sovrano di Transizione su linee e visioni più sensibili alle intenzioni del patron di turno", ha sottolineato Dentice aggiungendo che "in ciò ha infine un peso fondamentale anche il fattore internazionale e la corsa alle influenze tra Usa, Russia e Cina".

"Di fatto, il Sudan può essere la chiave di volta di molte delle partite internazionali relative ai riassetti mediorientali, con evidenti riflessi nel Sahel, Egitto, Corno d'Africa, Penisola Arabica e Mar Rosso", ha avvertito Dentice.

Anche se si tratta di una contrapposizione fra militari e civili in un Paese islamico, e quindi interpretabile sulla falsariga di lotte consumatesi all'interno di Turchia ed Egitto nel decennio scorso, l'analista ha ridimensionato il ruolo di motivazioni religiose nella genesi del golpe in Sudan.

"Personalmente trovo che il fattore religioso possa non avere un'incidenza preponderante nei fatti sudanesi", ha affermato ancora Dentice. "Penso piuttosto che molto di ciò abbia a che fare con le anime differenti che compongono al Consiglio Sovrano di Transizione. In questo senso non vale solo la lettura della contrapposizione tra civili e militari, ma ha un peso soprattutto comprendere il peso e il ruolo delle diverse forze e gruppi che supportano i militari", ha aggiunto l'analista del Cesi.

"Non è un caso che a rappresentare plasticamente quest'ultima categoria vi fossero Janjaweed, milizie etniche armate e soggetti estremamente connessi con il vecchio apparato di intelligence e sicurezza di Bashir. Il fattore religioso può avere un peso quindi ma non è immediato negli sviluppi", ha concluso Dentice. (ANSAmed).

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