Rubriche

Tunisia: economista,rompere con populismo e osare riforme

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TUNISI, 29 LUG - "La decisione del presidente della Repubblica Saied di sospendere il parlamento e di destituire il primo ministro, Hichem Mechichi, è tutt'altro che sorprendente, perché la storia ci insegna sempre che il deterioramento dei fondamentali dell'economia e dello status quo in termini di riforme sono spesso minacciosi per l'edificio democratico". Lo ha detto l'economista tunisino, Moez Labidi, in un'intervista all'agenzia Tap Labidi invitando, però, a cogliere questa opportunità per rompere con il populismo, imporre lo stato di diritto e osare per attuare le riforme, rilanciando il pragmatismo economico.

Qualsiasi ritardo, secondo Labidi, impantanerà ulteriormente il Paese nella crisi e lo farà precipitare lo scenario del default e della disobbedienza civile.

Secondo Labidi, gli impatti immediati della mossa di Saied sono il forte calo dell'indice di borsa, l'allargamento dello spread dei titoli tunisini scambiati sul mercato internazionale e l'interruzione dei negoziati con l'Fmi, che già registrano un enorme ritardo. Ciò è dovuto al fatto che, per negoziare, l'Fmi ha bisogno di un clima politico stabile, di un governo funzionante e di un parlamento funzionante.

Nonostante questi aspetti negativi, Labidi evoca un importante punto positivo delle ultime decisioni del Presidente che lasciano presagire una certa volontà di imporre lo stato di diritto. Secondo lui, se questa volontà si concretizzasse, si potrebbe "ripulire" il clima imprenditoriale, combattendo l'economia di rendita e ciò genererebbe un clima imprenditoriale competitivo favorevole all'investimento e consentirebbe di eliminare la speculazione nei circuiti di distribuzione, favorendo un miglior controllo dei prezzi, combattendo il settore informale e migliorando la governance dell'amministrazione.

Nel medio e lungo termine Labidi ritiene che siano possibili due scenari, uno "scenario di uscita dalla crisi" e uno "di stagnazione della crisi". Il primo è quello di una rapida normalizzazione ed è possibile solo attraverso la formazione di un governo che brilli per le sue competenze e che riesca ad avere una risposta favorevole dal parlamento, che dovrebbe riprendere la sua attività dopo un mese. Il secondo scenario potrebbe invece far precipitare la Tunisia in una situazione di mancato pagamento e disobbedienza civile che potrebbe venir orchestrata dai "delusi del cambiamento", cioè da coloro che sono scesi in piazza il 25 luglio per celebrare il cambiamento.

(ANSAmed).

Leggi l'articolo completo su ANSA.it